Gela. Si sentì preso di mira, sia dall’allora dirigente scolastico sia da uno dei colleghi, che si occupava di attività di coordinamento all’interno dell’istituto per geometri “Majorana”. Fu un insegnante della scuola a rivolgersi ai magistrati della procura. L’episodio che scatenò tutto finì con una contestazione ai suoi danni, per una presunta aggressione ad un alunno. Vicenda che in realtà fu poi smentita. Per quanto accaduto, la dirigente è stata condanna al pagamento di una multa di ottocento euro, con pena sospesa. L’insegnante che si rivolse alle autorità, invece, dovrà essere risarcito proprio dalla dirigente. In base alle accuse mosse, non avrebbe consentito all’insegnante di accedere agli atti del procedimento interno, partito a seguito della presunta aggressione all’alunno. E’ stato invece assolto, “perché il fatto non costituisce reato”, l’altro insegnante, Vincenzo Saluci, inizialmente ritenuto responsabile di aver redatto una relazione non veritiera sulla vicenda dell’aggressione. Secondo la ricostruzione d’accusa, è emerso che il collega non si scagliò contro l’alunno, ma anzi evitò che l’atteggiamento aggressivo del giovane potesse degenerare. Per il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, l’insegnante a processo non avrebbe agito intenzionalmente ai danni del collega. Su richiesta del suo difensore, l’avvocato Giacomo Ventura, ha anche spiegato di aver scritto che il collega avebbe messo una mano sulla “base del collo” dell’alunno, escludendo di aver voluto dichiarare il falso. Un aspetto che secondo la difesa ha chiarito quanto indicato nell’atto ufficiale e la volontà dell’imputato di impedire che il collega potesse andare incontro ad un atto in violazione delle regole. La difesa ha inoltre puntato sul fatto che fino ad allora tra i due non c’erano mai stati screzi o diverbi, in almeno vent’anni di servizio. L’insegnante non dovrà risarcire, a seguito dell’assoluzione.
In base alla ricostruzione della procura, in aula rappresentata dal sostituto Luigi Lo Valvo, ci sarebbero stati più episodi ai danni dell’insegnante, che sarebbe stato danneggiato sia dalla dirigente che dal collega. Al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna per entrambi, con pene fino a due anni di reclusione. Una posizione sostenuta dal legale dell’insegnante segnalato, l’avvocato Nicoletta Cauchi, che nelle conclusioni ha parlato di “disillusione scolastica, dopo trent’anni di carriera”. Si sarebbe trattato di atti mirati a delegittimarlo, anche agli occhi degli alunni. L’uomo si è costituito parte civile, ottenendo appunto il diritto al risarcimento del danno, oltre alla copertura delle spese processuali. La difesa della dirigente, sostenuta dall’avvocato Antonio Gagliano, ha del tutto respinto la ricostruzione dei pm, ritenendo che non ci fossero le condizioni per contestare le ipotesi formulate. Soffermandosi su aspetti strettamente di diritto, ha ribadito il rispetto della disciplina interna all’istituto e le norme in materia. Una ricostruzione accolta in parte dai giudici, che comunque hanno emesso la condanna nei confronti della dirigente, seppur al pagamento della multa e al risarcimento dei danni.