Gela. E’ stato uno dei carabinieri del Ros, che si è occupato dell’inchiesta sull’omicidio di Giuseppe Failla, a parlare in aula, davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta. Failla venne ucciso all’interno del suo bar di via Cadorna, ormai trentadue anni fa. Gli investigatori sono arrivati a dare un volto a presunti mandanti e killer, soprattutto attraverso le dichiarazioni di collaboratori di giustizia della prima ora, come Leonardo Messina. L’ex vertice di Cosa nostra nissena potrebbe essere sentito nel corso delle prossime udienze. L’investigatore invece ha ripercorso le fasi della guerra di mafia già in corso nel periodo nel quale venne ammazzato il titolare del bar, in centro storico. I familiari di Failla sono parti civili, con l’avvocato Giovanni Bruscia. Gli investigatori ritengono che l’agguato venne ordinato dai vertici provinciali di Cosa nostra. In aula, l’accusa è sostenuta dai pm della Dda di Caltanissetta.
Sono a processo il boss Giuseppe Madonia, Angelo Palermo, il gelese Angelo Bruno Greco e Cataldo Terminio. Ad ottobre, proseguirà l’esame del carabiniere, anche da parte dei difensori, gli avvocati Sergio Iacona, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Michele Micalizzi ed Eliana Zecca. Per anni, si è cercato di dare una collocazione ad un delitto plateale, che non lasciò scampo alla vittima. Secondo le accuse, il commando di morte sarebbe stato composto da Angelo Palermo, Cataldo Terminino e dal gelese Angelo Bruno Greco. Tutti i coinvolti hanno sempre respinto le accuse.