Gela. Ormai, è diventato un “bollettino” quotidiano. I dem, forse sanno cosa fare, ma di certo non lo rendono pubblico. Probabilmente, domani ci sarà il capitolo finale di una “crisi”, diventata francamente quasi autoreferenziale. Il segretario cittadino Peppe Di Cristina e i suoi dovranno fornire una risposta chiara, rimanere in giunta oppure dare l’addio ad un “amore” politico mai veramente sbocciato. Con il sindaco Lucio Greco oppure fuori da una giunta “arcobaleno” che non li convince fino in fondo? Il primo cittadino ha fissato per martedì prossimo il vertice di maggioranza, chiesto proprio dai dem. I democratici, però, potrebbero non esserci, qualora nelle prossime ore formalizzassero l’uscita e la rinuncia al rapporto politico con l’avvocato. I contatti tra il segretario Di Cristina e l’assessore Grazia Robilatte, nelle ultime ore, sono stati costanti. L’assessore propenderebbe per soluzioni differenti, ma alla fine potrebbe accettare le indicazioni del partito, presentando le dimissioni al segretario generale del municipio. Pare che già nel corso del vertice informale di venerdì scorso, convocato da Di Cristina, si fosse comunque deciso di lasciare la giunta. Nei giorni successivi c’è stato una specie di raffreddamento, in attesa della replica di Greco. Per ora, il sindaco ha dato seguito solo alla richiesta sul vertice di maggioranza. La cabina di regia politica e la rivisitazione della deleghe, allo stato, non sono priorità immediate, a differenza di quanto sostenuto dai democratici.
I tempi si stanno dilatando ben più del previsto e questa attesa non piace neanche ad alcuni esponenti locali del Pd, che dal segretario e dall’assessore si sarebbero aspettati una presa di posizione quasi immediata. Ora, da Greco è arrivato l’invito ad un confronto, allargato a tutta la maggioranza. Se i democratici facessero passare dell’altro tempo rischierebbero di perdere ulteriore credibilità. Uscire dalla giunta non è un tabù e in quel caso il vertice di martedì prossimo (magari senza dem) potrebbe servire al sindaco per fare le prove tecniche di un nuovo assetto di maggioranza, con ulteriore spazio da concedere alla frangia “lealista”.
