Gela. Trenta diversi protocolli anti contagio da attuare, con il rischio di dover pur sempre rinviare i processi. Il mondo forense è preoccupato ed ha esternato tutte le perplessità sulla ripartenza della giustizia nel corso di una assemblea. L’Organismo congressuale forense ha indetto una conferenza stampa per spiegare le ragioni dello stato di agitazione. Il rischio è quello che si finisca per recuperare solo una piccolissima parte dei processi congelati dal lockdown, periodo durante il quale sono state celebrate solo il 25% delle udienze penali e il 15% di quelle civili.
Non convincono le modalità alternative di svolgimento dell’udienza e, quindi, il processo da remoto. Gli avvocati la accetterebbero per i mesi di giugno e luglio ma non come ordinarietà.
L’assemblea OCF ha spiegato le ragioni della protesta insieme all’ordine degli Avvocati di Caltanissetta ed alle Unione dei fori siciliani, e i consigli degli ordini circondariali (Gela ed Enna). Presenti tra gli altri l’avvocato Emanuele Maganuco, delegato distrettuale OCF – distretto Corte d’Appello CL, l’avvocato Michele Riggi, vice presidente dell’Ofc e Giuseppe Iacona, l’avvocato Mariella Giordano, presidente dell’ordine forense di Gela. Ed ancora avv. Spinello, presidente consiglio ordine di Enna ed Alfredo Saia componente direttivo Unione fori siciliani.
L’avvocatura insiste perché la ripresa dell’attività giudiziaria sia effettiva, con una maggiore presenza del personale amministrativo, la ripresa delle udienze in presenza, compatibilmente con le esigenze sanitarie. Il timore è quello i carichi di ruolo possano aumentare in maniera smisurata, rendendo ancora più incerti i tempi della giustizia.
Un emendamento anticipa la fine della “Fase due” al 30 giugno ma le udienze già fissate da remoto dovrebbero rimanere tali. L’Ocf, intanto, rimane in stato d’agitazione Oggi è stato celebrato a Roma «il funerale della Giustizia Italiana».