Sottoposto a pizzo per dodici anni, 12 pentiti per raccontare il racket

 
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Gela. Un mini esercito di pentiti per fare luce su una vicenda estorsiva che ha visto come vittima un ristoratore. Il tribunale, presieduto da Paolo Fiore, ha deciso di interrogare una dozzina di collaboratori di giustizia in relazione ad uno stralcio del processo “Redibis”.

Sotto accusa ci sono Salvatore Collura, Salvatore Valenti, Benito Peritore, Massimo Gerbino, Emanuele Lauretta e Felice Eros Turco. Sono accusati di aver vessato un ristoratore, estorcendogli denaro a tal punto da costringerlo a vendere il locale e cambiare mestiere. Undici dei 32 imputati sono stati giudicati e condannati con il rito abbreviato con pene che complessivamente ammontano a 42 anni e 5 mesi.

L’inchiesta si è basata sulle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, corroborate successivamente dalle conferme della stessa vittima. Il dibattimento si è aperto ieri con la richiesta del sostituto della Dda Paci di includere nella propria lista anche i collaboratori di giustizia.

La vicenda risale agli anni novanta. Inizialmente il ristoratore pagava 600 mila lire al mese; con l’avvento dell’euro, 300 euro poi diventate 700 per ogni festività comandata (Natale, Pasqua e Ferragosto). Ed ancora pranzi e cene a scrocco. Ed anche ricorrenze particolari, come l’addio al celibato di uno degli esponenti mafiosi: anche in questo caso, tutto gratis. Il calvario del ristoratore è iniziato nel 1994 e si è protratto per 12 anni di seguito. Messo alle strette dagli investigatori, il commerciante ha raccontato i soprusi ai quali era stato sottomesso. 

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