Omicidio Sequino, rito ordinario per i tre coinvolti: affronteranno dibattimento

 
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Sequino fu ucciso in pieno centro storico

Gela. Verranno giudicati con il rito ordinario, davanti alla Corte d’assise di Caltanissetta, i tre accusati dell’omicidio del tassista cinquantaseienne Domenico Sequino. Il dibattimento a loro carico inizierà il prossimo 25 giugno, dopo il giudizio immediato disposto su richiesta dei pm della Dda di Caltanissetta. Secondo gli investigatori, l’agguato mortale del dicembre di cinque anni fa venne organizzato e poi eseguito su ordine di Nicola Liardo e del figlio ventenne Giuseppe Liardo. A fare fuoco, con una pistola, sarebbe stato invece il trentenne Salvatore “Tony” Raniolo. Sequino, nel cuore di piazza Umberto I, venne raggiunto da almeno sei colpi che non gli lasciarono scampo. Non ci saranno riti alternativi. I coinvolti affronteranno l’intera istruttoria dibattimentale, difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Davide Limoncello. Già nel corso delle indagini, hanno sempre respinto gli addebiti, sostenendo di non aver alcun collegamento con quanto accaduto nel dicembre di cinque anni fa. Hanno negato la ricostruzione degli investigatori, secondo i quali invece l’ordine di uccidere il tassista sarebbe stato causa diretta di un ammanco economico. Nicola Liardo non avrebbe mai accettato il fatto che Sequino si fosse impossessato di una somma di denaro che gli era stata affidata, per un investimento nel nord Italia. Una vicenda che gli inquirenti ricostruirono già nel corso di una precedente indagine.

Quei soldi sarebbero stati la causa scatenante dell’agguato, che Liardo e il giovane figlio avrebbero pianificato durante alcuni colloqui in carcere. Dalle indagini, emerse che Raniolo avrebbe agito insieme ad un complice, rimasto però non identificato. I familiari della vittima, fin dall’inizio dell’intera indagine, hanno seguito ogni fase. Rappresentati dall’avvocato Salvo Macrì, formalizzeranno la richiesta di costituirsi parti civili nel giudizio.

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