Sospette infiltrazioni criminali ma l’azienda chiede 2 milioni di euro

 
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Gela. Nonostante la revoca dell’appalto causata da un’informativa antimafia atipica, i manager dell’azienda messinese Gramey srl hanno presentato un conto decisamente salato sui tavoli di Palazzo di Città: oltre due milioni di euro.

A tanto, stando alle loro valutazioni, sarebbe ammontato il danno subito dall’interruzione dei lavori di riqualificazione urbana dell’area di Borgo Pignatelli. Una pretesa, comunque, che è stata respinta dai tecnici comunali: assolutamente contrari alle stime fatte recapitare dagli imprenditori di Barcellona Pozzo di Gotto.
Di conseguenza, il gruppo edile dovrà accontentarsi di circa cinquemila euro. Insomma, prendere o lasciare. Nel conto fatto recapitare agli uffici di Palazzo di Città, gli imprenditori chiedevano che venissero coperti i presunti costi ulteriori sopportati dopo la chiusura forzata.
Quindi, una sorta di risarcimento per il mancato utilizzo dei macchinari presenti in cantiere e per i profitti andati in fumo. Le conseguenze maggiori, comunque, sarebbero state prodotte dalla presunta campagna delegittimatoria condotta nei loro confronti.
Non a caso, sotto questo versante, è stato chiesto un milione di euro. L’ultima offerta giunta dalla direzione dei lavori, però, si è attestata intorno a cinquemila euro. I lavori nel cantiere di Borgo Pignatelli vennero sospesi nel giugno di due anni fa, all’indomani dell’informativa atipica inviata dai funzionari della prefettura di Caltanissetta.
La revoca definitiva del contratto fu notificata agli imprenditori messinesi nel dicembre dello scorso anno. Non sono stati sufficienti neanche i due ricorsi presentati davanti ai giudici del tar di Palermo e a quelli del consiglio di giustizia amministrativa.
Il cantiere venne successivamente completato su impulso dell’assessore ai lavori pubblici Carmelo Casano.

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