“Erano disponibilità lecite”, parlano difese Marchese: su confisca decidono giudici

 
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Marchese aveva spostato le sua attività nel nord Italia

Gela. La decisione dovrebbe arrivare non prima dei prossimi novanta giorni. Per i pm, i capitali a disposizione dell’imprenditore trentaquattrenne Rosario Marchese devono essere confiscati, perché arrivati dalle attività illecite dei gruppi di mafia di Cosa nostra. Ieri, davanti ai giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta, le difese hanno replicato alle richieste dell’accusa. Hanno messo in forte dubbio l’effettiva entità economica dei beni e delle società riconducibili a Marchese, di recente coinvolto anche nelle indagini antimafia “Stella cadente” e “Leonessa”. L’imprenditore aveva trasferito il centro dei propri interessi nel nord Italia, tra Lombardia e Veneto. Aveva avviato attività anche nel settore delle auto di lusso. Gli avvocati Fausto Pelizzari, Giovanna Zappulla e Ivan Bellanti, che assistono Marchese e la consorte (come terza intervenuta), hanno presentato documentazione contabile e fiscale, oltre alla relazione tecnica che escluderebbe una riconducibilità illecita dei beni.

In totale, sotto chiave finirono disponibilità per circa quindici milioni di euro, anche se le difese hanno ribadito che il valore non corrisponderebbe a quello effettivo.

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