Clan minacciavano collaboratore anche in carcere, per tre coinvolti cambiano giudici

 
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Immagini di repertorio

Gela. Sia in carcere che fuori sarebbe stato minacciato, dopo aver deciso di collaborare con i magistrati. In passato, per un certo periodo di tempo, Davide Nicastro, secondo gli inquirenti inserito nel gruppo locale degli stiddari, iniziò a rivelare alcuni aspetti della sua appartenenza al clan. Una decisione che lo condusse ad accedere al programma speciale di protezione. La sua collaborazione successivamente si interruppe. Scelse di lasciare il programma. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, sarebbe stato destinatario di pressioni ed esplicite minacce, anche con presunti atti intimidatori messi a segno fuori dal carcere. In base a quanto emerso, sarebbe finito al centro delle attenzioni di altri avvicinati ai clan, che avrebbero voluto impedirgli di parlare con gli investigatori. Sono a processo, davanti al collegio penale del tribunale, Samuele Rinzivillo, Rosario Trubia, Baldassare Nicosia, Alessandro Pellegrino e Filippo Faraci.

I giudici hanno accolto l’eccezione avanzata da due difensori, gli avvocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri. Per tre degli imputati la competenza passa ai giudici del tribunale di Caltanissetta, soprattutto rispetto a fatti che si sarebbero verificati nel carcere nisseno. Niente dibattimento a Gela, quindi, per Baldassare Nicosia, Samuele Rinzivillo e Rosario Trubia. Il giudizio prosegue davanti al collegio locale, invece, solo per gli altri due imputati.

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