Niscemi. Pubblichiamo l’appello di due cittadine, da giorni in attesa di conoscere l’esito dei tamponi effettuati
Siamo due cittadine di Niscemi e scriviamo questa lettera per raccontare e descrivere una situazione che ha coinvolto non solo noi ma molti dei nostri concittadini. L’emergenza Covid19 si protrae da mesi. Tutti abbiamo fatto il possibile per evitare il peggio alla nostra isola e al nostro paese: non siamo usciti di casa, abbiamo rispettato i divieti, abbiamo resistito e convissuto con ansia e paura per i nostri cari, vicini e lontani. Noi siamo rimaste fuori regione accogliendo l’appello al buon senso e al senso civico e non perché fossimo obbligate da una legge. Con ansia e mille problemi che non riassumeremo, in quanto riteniamo che in molti li abbiano avuti o che li possano immaginare e abbiamo atteso pazientemente di poter tornare a casa non appena si è potuto. Anche se ai primi di maggio sembrava ancora impossibile, alla fine il rientro in residenza ci è stato “concesso”, che brutta parola. Ci è stato concesso di poter tornare a casa. Sottoponendoci, ovviamente, alla procedura di sicurezza già disposta e operativa dalla fine di marzo. Tra voli cancellati, isterismi istituzionali, imprevisti e valigie fatte in fretta e in furia, alla fine dunque ce l’abbiamo fatta anche noi. Il 9 maggio eravamo a casa. Nonostante le misure di sicurezza e i controlli alle stazioni, in aeroporto, sull’aero, nonostante i due mesi e passa di rigore, isolamento e di uscite solo per necessità una volta a settimana (come tutti d’altronde), la procedura di rientro prevede comunque la registrazione al sito preposto dalla Regione, la comunicazione alla Polizia locale e il rispetto di altre due settimane di isolamento, in contatto giornaliero col medico curante. Sarebbe forse stato meglio avere un tampone già entro la prima settimana, forse, ma va bene. Pur di essere a casa.
Fila tutto liscio. Il quattordicesimo giorno veniamo chiamate per fare il tampone. Al campo sportivo siamo in molti nelle nostre auto, messi in fila, ordinati e tranquilli. Ci sembra quasi un giorno di festa, anche perché siamo potute per la prima volta uscire, ognuna con la sua auto, siamo emozionate come il primo giorno di scuola. Entro due giorni, massimo tre, così ci confermano gli infermieri, saremo si spera di essere libere di riabbracciare il nostro compagno, di condividere il pranzo con i nostri genitori, di poter bere un caffè all’aperto con l’amica di una vita, di essere autonome nel fare la spesa o nei nostri bisogni, chissà magari di poter fare una passeggiata al mare o al bosco! Piccole gioie ma che per chi ha raggiunto, al momento in cui si scrive, 90 giorni di solitudine, non sono per nulla scontate.
E invece no. L’Asp di CL riserva delle sorprese! Nonostante siano passati mesi dall’inizio di questa emergenza sembra non essere cambiato molto. Abbiamo aspettato otto giorni l’arrivo di una una mail – in teoria già precompilata dato che sono già in possesso da settimane dei nostri dati. Nel frattempo abbiamo chiesto invano informazioni, rivolgendoci alle istituzioni del nostro territorio: polizia, Asl, Sindaco…
Perché l’ufficio preposto alla gestione della sanità pubblica in tempo di Covid19, non proprio l’ultima delle influenze, dopo mesi sembra ancora così impedito? Non parrebbe infatti essere un problema della Regione, né dei cittadini che con profondo rispetto e senso civico attendono, né di Niscemi! Vorremmo sapere qual è il problema vero. Sarà un problema della nostra provincia, dato che nelle altre provincie di Sicilia gli esiti arrivano nel giro di due giorni e da noi no? (Sappiamo che ci sono dei ritardi a volte, ma non ci risultano così sistematici!). Perché se ci sono dei problemi non avvisano del ritardo? Perché non ci informano almeno per rassicurarci, dicendoci che l’esito è negativo ma per questo o per quel disguido tecnico, ancora non riescono a mandare il referto? Perché nemmeno ai nostri medici viene comunicato un bel niente? Ci sembra di aver subito un trattamento immeritato. Non abbiamo nulla da contestare nei confronti di chi fa bene il suo lavoro, ma vorremmo delle spiegazioni per noi e per tutti gli altri che ancora aspettano l’esito o che devono sottoporsi al tampone.
Firmato
I.C.
C.D.P.
salve, io come tanti colleghi siamo in attesa di una chiamata dopo la quarantena per effettuare il tampone.Inviate email all ASP di CL,al SINDACO di Gela,all RESPONSABILE all ASP di CL,nonché al DIPARTIMENTO coronavirus di CL ,ad oggi nessuna risposta.Telefonato ha tutti i numeri disponibili compresi ai dirigenti dell ASP di CL per avere informazioni o sapere quando sarebbe stato possibile effettuare il tampone,inviato anche un documento aziendale del nostro rientro a lavoro nei giorni successivi,ma non interessa a nessun.SPERO CHE VOI DELL INFORMAZIONE POTIATE METTERE IN RISALTO IL GRANDE PROBLEMI per chi deve fare il tampone,e non ascoltate i dirigenti dell ASP di CL che continuano a dire che sono nei tempi cosa più BUGIARDA. Che ci sono fare i numeri di telefono quando non rispondono MAI? La gente è stanca e non vogliono delle risposte ma vogliono dei fatti concreti SVEGLIATEVI