Gela. In città si è tornato a sparare per motivi futili. Gli autori del gesto di Settefarine sono giovani criminali non riconducibili alla criminalità organizzata.
Il procuratore capo, Lucia Lotti, giudica l’episodio come fatto grave. “Abbiamo appurato il tentativo reiterato di uccidere una persona con armi – commenta il procuratore – Una dimostrazione inequivocabile che in città le armi circolano. Le ragioni di questo gesto, molto grave, non sono riconducibili a fenomeni di criminalità più o meno organizzata – aggiunge Lucia Lotti – ma a ragioni di tipo personale. Effettivamente impressiona il fatto che ancora oggi si possa ragionare in questi termini di fronte a normali accadimenti. Il fatto è avvenuto in pieno giorno, in una zona abbastanza affollata. La sparatoria ha gettato nel panico l’intero contesto, non vi è stata alcuna collaborazione da parte della popolazione. Si può ritenere effettivamente che si era determinata una situazione di panico generale. Le indagini sono state sviluppate immediatamente – prosegue – si è arrivati a fornire il quadro, nonostante la mancata collaborazione di soggetti che più o meno direttamente fossero in grado di fornire validi elementi utili. E’ stato fatto un grosso lavoro investigativo che ha permesso, comunque, di ricostruire l’episodio. E’ chiaro però che dobbiamo accertare particolari di rilievo”. Altri aspetti, emersi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri nei locali della procura, mirano ad accertare ulteriori complici oltre al ventiquattrenne pregiudicato Salvatore Marino, che hanno favorito la latitanza di Mirko Russello di 25 anni. “Abbiamo appurato che l’arrestato è stato aiutato usufruendo del supporto di alcune persone – conclude Lucia Lotti – una di questa, titolare dell’appartamento, è stata arrestata. Riteniamo possano essere altri soggetti coinvolti”.