Gela. Si era rivolto alla Commissione di Conciliazione, istituita presso l’ufficio provinciale del Lavoro di Caltanissetta, Centro Impiego di Gela, chiedendo il versamento di quasi 30 mila euro, a seguito del suo licenziamento dall’impresa edile “Unicam”.
Ma non aveva fatto i conti con l’ex titolare che, tramite un suo dipendente, si era rivolto al gruppo criminale degli “Alferi”, per riportarlo a miti consigli, costringendolo ad abbandonare la vertenza, ovvero, di ridurre le proprie pretese. Non si trattava di miti consigli, ma di un vero e proprio avvertimento col fuoco.Protagonisti della vicenda sono Alberto Cammarata, 44 anni, amministratore di fatto dell’azienda e Giorgio Bruno Migliore, 45 anni, impiegato della stessa ditta, arrestati questa mattina dagli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta (diretti da Marzia Giustolisi) e da quelli del Commissariato di Gela (dirigente Francesco Marino) e posti ai domiciliari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo nisseno.
Si sarebbero rivolti all’ex figlioccio di Giuseppe Alferi, Emanuele Cascino, per incendiare la casa rurale del dipendente troppo “pretenzioso”. Una ricostruzione resa dallo stesso Cascino, oggi collaboratore di giustizia. Ammissioni in questo senso sono arrivate anche da Francesco Cammarata, fratello di Alberto.
L’accusa per entrambi è di tentata estorsione in concorso tra loro e di danneggiamento aggravato ai danni di Emanuele Antonio Orazio Granvillano, già dipendente della ditta “Unicam”, che opera alla zona industriale.