Gela. Dietrofront, l’Ipab “Aldisio” esce da qualsiasi nuova avventura privata. Dopo lo scioglimento dei contratti che legavano l’istituto alla società “La Fenice”, si torna verso il totale controllo pubblico. E’ uno dei particolari emersi dall’incontro, tenutosi in remoto, chiesto e ottenuto dai vertici della Cgil. A convocare le parti è stato il prefetto Cosima Di Stani. Il segretario confederale Ignazio Giudice e quello provinciale della Funzione pubblica Rosanna Moncada hanno voluto il tavolo prefettizio per rivendicare gli stipendi arretrati non versati ai sette lavoratori “storici” dell’Ipab. Si tratta delle mensilità di marzo e aprile, alle quali si aggiunge adesso anche quella di maggio. All’incontro hanno preso parte il sindaco Lucio Greco e il commissario straordinario dell’Ipab Giuseppe Lucisano, che ha disposto l’annullamento di tutti i rapporti con la società “La Fenice”, ritenendoli illegittimi. Primo cittadino e commissario hanno ribadito la volontà di arrivare ad avere una struttura pubblica efficiente. “L’Ipab tornerà ad una gestione pubblica – dicono i sindacalisti – i lavoratori storici resteranno nello svolgimento delle loro funzioni. Il commissario ha già attivato l’interlocuzione con la Regione e con il Comune, rivendicando la monetizzazione delle convenzioni e delle compartecipazioni”. Servono entrate certe per cercare di rimettere in carreggiata la gestione pubblica della casa di ospitalità, per anni sull’orlo della chiusura. Il sindacato intende avere un confronto diretto con i vertici della società “La Fenice”, dell’ingegnere Renato Mauro.
Vogliamo ricordare che nel mondo del lavoro pagare le retribuzioni è un obbligo derivante dal contratto collettivo nazionale – dicono Giudice e Moncada – chi non lo assolve evade un obbligo e quindi si macchia di una imbarazzante e inopportuna scelta. Noi confidiamo nel buon senso e quindi nell’immediata erogazione delle retribuzioni maturate dai sette lavoratori”. I lavoratori assunti dalla “Fenice”, subito dopo la decisione del commissario di bloccare tutti i rapporti, hanno iniziato la loro mobilitazione, chiedendo di essere tutelati. Sono dieci quelli che hanno già ricevuto le lettere di licenziamento. Sulla vicenda della gestione della casa di Caposoprano è in corso un’indagine della procura della Repubblica e dei carabinieri.