Ravenna. L’udienza preliminare è fissata per il mese prossimo. Sono passati trentatré anni, da quando gli investigatori ritrovarono il cadavere del ventunenne Pierpaolo Minguzzi, lungo il Po di Volano. Il giovane era stato rapito e poi ucciso. Riaffiorò dall’acqua, legato ad una pesante grata di ferro. Tre anni fa, le indagini sono state riaperte e per i pm della procura di Ravenna dietro all’omicidio ci sarebbero due ex carabinieri e un idraulico, all’epoca tutti residenti in provincia di Ravenna, ad Alfonsine. I magistrati, nel’estate dello scorso anno, hanno chiuso le indagini, avanzando richiesta di rinvio a giudizio per i coinvolti. Contestano le accuse di sequestro di persona, occultamento di cadavere e omicidio pluriaggravato ad un ex militare gelese, il cinquantaseienne Orazio Tasca, ad Angelo Del Dotto (a sua volta ex carabiniere) e all’idraulico Alfredo Tarroni. Avrebbero sequestrato Minguzzi, giovane arruolato tra i carabinieri, ritenendo che la famiglia, con importanti interessi imprenditoriali nel settore dell’ortofrutta, pagasse un riscatto da trecento milioni di lire. Qualcosa andò storto e probabilmente fu subito ucciso. Nel corso della nuova indagine, i pm hanno disposto la riesumazione dei resti e sono stati effettuati accertamenti sul dna dei tre indagati. Per i magistrati, dietro al sequestro e all’omicidio ci sarebbero loro.
Dopo qualche mese dal sequestro Minguzzi, si resero protagonisti di un’azione analoga, finita nel sangue. Dopo aver rapito un altro giovane, chiesero alla famiglia un riscatto da 300 milioni di lire. All’appuntamento per la consegna dei soldi, però, si presentarono i carabinieri. Ci fu un conflitto a fuoco e morì un giovane militare, a quel tempo collega di Tasca e Del Dotto. Per questi fatti, sono stati condannati.