Gela. L’ipotesi investigativa è che ci sia stato un accordo corruttivo per incassare soldi rivendendo l’acqua ad uno dei padroncini privati che gestiscono le autobotti in città. Gli arresti del dipendente comunale Rosario Moscato e di Gaetano Cassarà, titolare di un’impresa del settore, risalgono alla scorsa estate. Le indagini sono state chiuse. I pm della procura sono stati impegnati in diversi approfondimenti. Un’ulteriore delega era stata assegnata ai carabinieri, che avrebbero verificato altri aspetti. L’inchiesta è stata portata avanti dai finanzieri che sono arrivati agli arresti, coordinati dai sostituti Ubaldo Leo e Mario Calabrese. Moscato avrebbe avuto la disponibilità del punto di approvvigionamento comunale di Montelungo, nel quale si sarebbe rifornito Cassarà, pagando presunte mazzette. Un accordo che secondo gli inquirenti sarebbe andato avanti per diverso tempo, forse anni. Gli investigatori avrebbero intercettato un dialogo tra i due, durante il quale avrebbero fatto riferimento all’acquisto di un’arma da fuoco, che però non è stata trovata.
I giudici del riesame, su richiesta delle difese, hanno annullato la parte dell’ordinanza cautelare che si riferiva proprio all’arma. Gli incontri tra gli indagati sono stati videoripresi, consentendo di ricostruire il presunto accordo, a danno del Comune. I coinvolti sono difesi dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Fabio Fargetta.