Gela. Per la Corte di Cassazione, che già in una prima occasione aveva rinviato nuovamente ai giudici di appello di Caltanissetta, non ci sono ulteriori modifiche da apportare alle pene imposte a tre coinvolti nell’inchiesta antimafia “Agorà”. Sono state pubblicate le motivazioni che al termine dell’udienza dello scorso febbraio hanno portato i giudici romani a respingere i ricorsi presentati dai legali di Giuseppe Alfio Romano, Massimiliano Tomaselli (difesi dall’avvocato Flavio Sinatra) ed Emanuele Palazzo (rappresentato dal legale Maurizio Scicolone). Chiedevano di rideterminare ancora l’entità delle pene imposte ai tre. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, avrebbero fatto parte del gruppo locale della stidda. I magistrati romani, pur confermando la responsabilità degli imputati, solo per le loro posizioni avevano rinviato ai giudici di appello, affinché rivedessero l’ammontare delle pene. Così avvenne due anni fa da parte della Corte d’appello di Caltanissetta, che escluse la recidiva per Palazzo e considerò la continuazione per gli altri due coinvolti.
Il nuovo ricorso dei legali non è stato accolto, dato che per la Cassazione i giudici di appello hanno provveduto secondo quanto stabilito. Palazzo è deceduto negli scorsi mesi. Una pronuncia che dovrebbe aver messo fine al percorso processuale scattato a seguito di un’inchiesta che svelò i retroscena del gruppo stiddaro. Condanne sono state emesse anche per altri coinvolti.