Gela. Circa 25 mila euro depositati su un conto corrente intestato ad una familiare dell’imprenditore Rocco Luca e che sono stati sottoposti a sequestro, a margine dell’indagine che ha riguardato l’intero gruppo imprenditoriale. Sul sequestro dovranno però tornare a pronunciarsi i giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta. La Corte di Cassazione lo ha annullato con rinvio, sollevando molto dubbi sul fondamento. Il gruppo Luca, lo scorso anno, è stato al centro di una vasta indagine antimafia, ribattezzata “Camaleonte”. Sono scattati gli arresti e i sequestri di un enorme patrimonio mobiliare e immobiliare. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, gli imprenditori sarebbero stati vicini ai clan di Cosa nostra, disponendo di patrimoni illeciti, poi riciclati nelle tante società da loro fondate. Le verifiche successive hanno condotto anche al conto corrente. Le somme arrivavano dalla vendita di un quadro, che l’intestataria aveva acquistato nel 2000 e rivenduto lo scorso anno. Per la difesa, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra e altri, quei soldi sarebbero di natura lecita, trasferiti sul conto a seguito di una regolare vendita. Nel ricorso accolto dai giudici di Cassazione, con le motivazioni pubblicate sul sito internet, si spiega che non ci sarebbe alcuna connessione tra le operazioni che riguardano l’imprenditore Rocco Luca e la vendita del quadro, che sarebbe stata effettuata in totale autonomia dalla familiare dell’indagato.
Non sarebbe stata una compravendita finalizzata a trasferire il ricavato nella materiale disponibilità dell’imprenditore. Una ricostruzione che è stata accolta, in attesa che i giudici del riesame ritornino sul provvedimento.