Sequestrati 700 chili di formaggio, carabinieri e ispettori Asp in caseificio

 
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Mazzarino. Sospensione del ciclo per la produzione di latte e altri generi caseari ma, soprattutto, il sequestro di oltre settecento chili di formaggio. Carabinieri e personale del servizio veterinario del distretto di Gela hanno ispezionato il caseificio gestito, in contrada Sophiana, dalla famiglia Farchica.

Diverse le irregolarità riscontrate soprattutto sul piano dell’igiene dello stabilimento. Tutti elementi che saranno approfonditi anche nei prossimi giorni. A rischio, infatti, ci sarebbe l’intera filiera.
Per questa ragione, gli ispettori dell’azienda sanitaria hanno avviato controlli a tappeto nelle rivendite specializzate ma anche nei supermercati dell’intero territorio. Sono alla ricerca delle produzioni uscite dal caseificio di contrada Sophiana.
Il gruppo Farchica è fra quelli autorizzati, dai funzionari del ministero della salute, ad esportare i propri prodotti al di fuori dei confini regionali e nazionali. Gli ispettori hanno trovato il pavimento dei locali imbrattato da sterco animale e le attrezzature destinate alla produzione colme di ruggine e polvere. I bagni per il personale, inoltre, stando alla relazione redatta dai tecnici, si presentavano sostanzialmente impraticabili.
Nel caseificio, i dipendenti operavano senza utilizzare le speciali tute per il contatto con i prodotti realizzati. Lo stabilimento, in attività da diversi anni, sarebbe stato gestito, quindi, al di fuori dei parametri di sicurezza alimentare fissati dalla legge.
L’attenzione degli inquirenti, comunque, si è concentrata anche sul sistema di approvvigionamento idrico. L’acqua nello stabilimento di produzione veniva consegnata attraverso un sistema di autobotti private: senza, secondo gli ispettori, alcuna certezza sulla potabilità. Il caseificio, infatti, non dispone di una rete d’allaccio idrico.
Durante i controlli, sono state scoperte diverse partite di farmaci veterinari: i titolari dell’impianto, però, non sono riusciti a spiegarne l’origine. Non avrebbero avuto a disposizione neanche l’esito di eventuali analisi chimiche relative alla qualità delle materie prime utilizzate. I dubbi dei tecnici dell’Asp, comunque, si sono concentrati anche sull’intero sistema di produzione del sito di contrada Sophiana che, in base a ciò che è emerso dai controlli, non avrebbe rispettato i parametri di sicurezza alimentare fissati dalla normativa di settore.
L’esito delle ispezioni è finito sulla scrivania del direttore del servizio veterinario Luigi Farruggia che, così, ha dato il proprio assenso al maxi sequestro e agli altri provvedimenti.

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