Gela. Con la crisi strettamente collegata all’emergenza sanitaria, tante aziende del territorio si trovano ad avere assoluta necessità di finanziamenti, previsti negli ultimi decreti del governo. Il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice ritiene fondamentale che gli istituti di credito non alzino muri, solo a danno delle piccole medie imprese, sempre più in difficoltà. “Il fondo centrale di garanzia copre al cento per cento le banche che potranno erogare i prestiti dopo la verifica formale del possesso dei requisiti”, dice il sindacalista. Ci sono però situazione nelle quali vengono richiesti presupposti non indicati dalla normativa. “Non si riesce a capire perché diverse banche chiedano, oggi, dati di bilancio relativi al 2019. Ricordando che lo spirito del decreto, soprattutto per le piccole e medie imprese per le quali si prevede la garanzia al cento per cento, è quello di dare liquidità a deboli soggetti economici e nei ventiquattro mesi si dovranno pagare soltanto gli interessi, molto bassi perché inferiori all’1,5 per cento – aggiunge – vogliamo credere che le richieste di ulteriore documentazione e i ritardi siano dovuti ad una cattiva e incompleta informazione da parte degli operatori bancari che si può giustificare soltanto per i primi giorni, poi diventa insostenibile”.
I finanziamenti e la liquidità sono cruciali in un territorio già sfiancato dalla crisi e i dati li ricorda anche il sindacalista. “La Cgil chiede chiarezza e uniformità di metodi e tempistica – dice ancora – diversamente, saremo costretti a denunciare pubblicamente qualsiasi comportamento che distorce lo spirito del decreto. Insisto nel rappresentare il dramma economico in corso nella consapevolezza che le banche non regalano soldi, non è questa la funzione e nessuna la pretende, ma è del tutto evidente che la responsabilità dei tempi della procedura e del relativo diniego diventano atti molto gravi. Intendiamo essere chiari e lo facciamo attraverso alcuni numeri che è giusto conoscere. Più di 500 verbali congiunti sono stati siglati con aziende piccole e medie presenti nei ventidue Comuni della provincia di Caltanissetta. Queste realtà imprenditoriali rappresentano 3000 lavoratori, la maggioranza è monoreddito, ha una età media di 51 anni e quindi rappresentano 10.000 persone che devono vivere, alimentarsi, garantire il diritto allo studio e un presente dignitoso, tra l’altro il rischio usura viene denunciato da più parti. Questo è il quadro sociale in una provincia deindustrializzata, la centoquattresima per qualità della vita, con un costante processo migratorio e un impoverimento del tessuto produttivo, con il 42 per cento di disoccupazione. La vigilanza deve essere massima nel concedere il prestito, ma di certo non ci si può scontrare con muri che potrebbero per norma bancaria non esistere. Molto dipende dalla volontà dell’uomo, ciò non significa far diventare una società in sofferenza una società florida, significa dare una lettura alle carte in linea con il decreto, il resto è pericoloso sul piano della responsabilità sociale”.
Sei sprecato a questi toni di alta politica, ebbene sig. Giudice si vede che è già in campagna elettorale.
Se i Gelesi non dimenticano il danno che il sindacato con la grave crisi occupazionale e il ridimensionamento del comparto della raffineria, allora sarà dura e francamente tanti saremmo grati.
Un giorno di lavoro lei non l’ha mai fatto e ha vissuto con cariche politiche. Vada a lavorare se ne è capace e basta con il suo chiacchiarismo.