Gela. Sono ancora inutilizzate le due barelle di biocontenimento donate dai gelesi all’ospedale “Vittorio Emanuele”. Undici giorni di inattività (non sono stati evidenziati problemi durante la consegna delle barelle speciali), in piena emergenza coronavirus, costata questa mattina nell’impossibilità di sottoporre a tac un paziente ricoverato da quattro giorni in Medicina. Dopo un’ora di attesa in ambulanza, l’ottantanovenne, costretto ad un respiratore artificiale, in attesa di conoscere l’esito del tampone inviato ai laboratori dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, è stato rispedito in reparto senza riuscire a raggiungere l’unità operativa di Radiologia.
Il percorso esterno tramite mezzo di soccorso, definito come “migliore possibile”, dal manager dell’Asp cl2, Alessandro Caltagirone, prevede il transito dal pre-triage infettivologico anche per i ricoverati in ospedale. Un’accortezza contestata (insieme ad altre) dalle organizzazioni sindacali che avevano evidenziato molte criticità di sicurezza e pronta assistenza. Il direttore del presidio ospedaliero di via Palazzi, Luciano Fiorella, con una nota interna, aveva ipotizzato la possibilità di modificare il percorso ma solo dopo la consegna delle barelle di biocontenimento acquistate dalla sezione locale della Croce Rossa Italiana con i 53 mila euro della raccolta fondi proveniente dal territorio. Sulla vicenda, dopo il documento chiarificatore diramato dal management diretto da Caltagirone, era intervenuto il sindacato infermieristico Nursind con parole pesanti e replicando al manager dell’Asp cl2 aveva parlato di “giudizio insufficiente, evidenziando – prosegue – la volontà dei vertici aziendali di non volere ascoltare e dialogare maggiormente con gli operatori sanitari e le sigle sindacali. Se fossero stati ascoltati probabilmente molti pericoli sarebbero stati evitati”.
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