Gela. E’ una delle tante (troppe) storie dello stesso tipo che vi stiamo raccontando in questi giorni d’emergenza e confusione, causate da autorità che avrebbero dovuto assicurare la piena gestione dell’allerta. Un operatore che lavora sulle piattaforme, ritornato in città l’1 aprile, dopo essersi autodenunciato ha concluso la quarantena, ma non è stato ancora sottoposto a tampone. Un ritardo senza senso, che mette a rischio anche il suo lavoro, dato che non riesce più a giustificare l’assenza all’azienda per la quale lavora. Ha tentato di contattare Asp e tutti gli uffici competenti, ma senza avere risposte. Come se non bastasse, nella sua abitazione a Caposoprano non c’è erogazione idrica. “Una beffa”, così la definisce, che lo ha indotto non solo a segnalare il disservizio a Caltaqua (senza troppi risultati), ma anche a chiedere l’intervento dei carabinieri. Un fontaniere avrebbe spiegato che l’acqua, probabilmente, ritornerà in distribuzione solo nelle prossime ore.
Gestire l’emergenza Covid senza acqua in casa e con la necessità di rispettare precise prescrizioni diventa praticamente impossibile. Solo attraverso i carabinieri e gli operatori della Croce Rossa è riuscito ad avere alcuni farmaci. “Ne approfitto per ringraziarli”, dice. Un lungo elenco di disservizi che stanno danneggiando non poco questo lavoratore e tanti altri nella sua stessa condizione.