Gela. Quattro anni fa gli hanno diagnosticato la sclerosi multipla. Accettarlo non è stato facile, soprattutto quando si ha 29 anni, una moglie ed una famiglia da formare.
Dopo i primi sintomi della malattia ha perso però il lavoro e come una beffa adesso anche l’unica misera indennità dello Stato: 270 euro al mese. La storia di Orazio può essere comune a tanti altri giovani che non hanno l’età per una pensione ma neanche la forza per continuare a lavorare come se nulla fosse accaduto. Il suo futuro è denso di difficoltà ma oltre che contro la malattia deve combattere contro uno Stato che basa tutto su valutazioni scientifiche discrezionali. “Mi sono sposato nel 2008 – racconta Orazio – e due anni dopo, dopo alcuni sintomi particolari, mi hanno diagnosticato la patologia. La conferma è arrivata dopo una seconda risonanza in Belgio e dopo un aspirato midollare. E’ stata dura accettarlo ma abbiamo deciso di andare avanti”.
“L’Inps – prosegue Orazio – mi aveva riconosciuto una invalidità dell’ottanta per cento. Mi veniva concesso una indennità di circa 280 euro mensili. Soldi che erano appena sufficienti per garantirmi i farmaci, di estrazione naturale”. Dopo due anni l’Inps svolge d’ufficio una revisione dello stato di salute dell’uomo e abbassa lo stato di invalidità, dall’80 al 67 per cento. In fatti concreti si traduce nella negazione di qualsiasi indennità economica, visto che per ottenere occorre certificare il 75 per cento. “Mi è caduto il mondo addosso – racconta Orazio – avevo rifatto tutte le analisi del caso e i medici mi dicono che purtroppo non ci sono miglioramenti e la situazione è immutata. Eppure l’Inps sostiene il contrario. Mi sono rivolto ad un legale per un ricorso ma intanto mi è stata tolta l’unica forma di sostentamento economico”.
Orazio e la moglie vivevano in un appartamento in affitto. Non potendo più lavorare la coppia si è trasferita presso i genitori di lui. “Facevo il carpentiere, il falegname, il muratore – dice – e recentemente lavoravo presso una impresa di pulizia. Quelle 800 euro al mese mi erano sufficienti. Le gambe però non mi sorreggono sempre e ho dovuto lasciare il lavoro. Non posso fare lavori pesanti ma per lo Stato non ho diritto neanche all’indennità che mi consente di comprare i farmaci. La mia famiglia mi aiuta, così come la fede, ma spero che mi vengano riconosciuti i miei diritti”. Orazio spera anche che qualcuno l’aiuti a trovare un lavoro non faticoso per mantenersi autonomamente. Si può, con grande forza e coraggio, accettare la malattia a 29 anni, ma non la perdita dei propri diritti.