Gela. Una serie d’estorsioni messe a segno, a metà anni novanta, per conto dei clan locali. Il collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Patrizia Castellano, ha condannato a sette anni e otto mesi
di reclusione uno degli imputati, Giuseppe Novembrini. Stando alla ricostruzione effettuata in aula dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, ad essere preso di mira dall’imputato sarebbe stato un centro per la vendita di materiale da costruzione. I titolari dell’attività si sono costituiti parte civile con l’avvocato Giovanni Bruscia ed hanno ottenuto il riconoscimento del diritto al rissarcimento danni.
Assolto, invece, Guido Argenti che, in base alle contestazioni, avrebbe estorto il titolare di una rivendita di articoli sportivi. Gli elementi a carico dello stesso Argenti, però, come confermato in aula dalla pubblica accusa, non sarebbero stati sufficienti a decretarne la condanna. Una linea confermata dal legale di difesa dell’imputato, l’avvocato Giuseppe Smecca. Molto più pesante, invece, la decisione pronunciata nei confronti di Novembrini, difeso dall’avvocato Maurizio Scicolone.
Il dispositivo letto in aula dal giudice Paolo Fiore ha confermato la partecipazione dell’imputato alla messa a posto dei titolari del centro per la vendita di materiali da costruzione. Avrebbe agito su indicazioni degli allora vertici di cosa nostra locale.
La condanna a sette anni e otto mesi di reclusione va considerata in continuazione con un precedente verdetto pronunciato dai giudici della corte d’appello di Caltanissetta.
Non è stata accolta, invece, la domanda risarcitoria inoltrata dall’avvocato Giuseppe Panebianco per conto dell’associazione antiracket Gaetano Giordano.