Gela. La morsa della necessità economica è ormai uno degli effetti collaterali di un’emergenza coronavirus che in città si fa sentire ancora di più. Probabilmente, molti esercenti e titolari di rivendite hanno interpretato in maniera piuttosto personale il primo via libera che il governo ha concesso solo ad alcuni esercizi commerciali. Già da ieri, invece, hanno rialzato le saracinesche negozi con codici Ateco non inseriti nei provvedimenti governativi. Gli agenti della municipale avrebbero passato in rassegna diversi punti vendita. Erano aperti pur non rientrando nelle tipologie merceologiche indicate nei provvedimenti ufficiali. Forse, l’obiettivo di riprendere a fare cassa ha indotto diversi commercianti a rimettersi all’opera, ma senza averne i requisiti, previsti almeno in questa fase. Nelle ultime ore, le organizzazioni datoriali e i sindacati confederali hanno illustrato uno scenario sempre più cupo. Sono almeno mille le attività commerciai che rischiano di non riaprire dopo il lockdown. E’ stato chiesto all’amministrazione comunale di attingere dalle royalties estrattive per dare un supporto al tessuto economico locale.
Chi gestisce attività non previste nel nuovo decreto viene invitato ad abbassare le saracinesche, fino a nuovo ordine. Il proliferare di aperture non autorizzate fa aumentare il numero di persone in giro, violando le disposizioni attualmente in vigore.