Gela. Il venti percento delle tute blu che lavorano per l’indotto della fabbrica del colosso energetico Eni è risultato positivo alle visite specialistiche effettuate dai medici del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”.
E’ questo il bilancio degli accertamenti avviati, dopo le tante richieste inoltrate dagli esponenti locali dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), per cercare di capire se l’eventuale esposizione all’amianto possa aver prodotto conseguenze generalizzate.
“Tra esami spirometrici e tac toraciche – spiega il responsabile dell’unità operativa semplice di pneumologia del Vittorio Emanuele Antonino Biundo – almeno il venti percento degli operai sottoposti agli accertamenti è interessato dalla presenza di placche compatibili con quelle da asbesto”. Il medico, insieme al collega Rosario Greco e al tecnico Paolo Gervaso, ha personalmente condotto l’attività, dopo le richieste arrivate dai responsabili locali dell’Ona, con in testa Salvatore Granvillano e Franco Famà.
“Le visite spirometriche sono state tutte completate – continua Biundo – per quanto riguarda le tac toraciche ne abbiamo effettuate almeno il novanta percento di quelle messe in programma. Una cosa è certa, siamo decisamente avanti, sul fronte dei controlli e della ricerca, rispetto ad altre aree industrializzate della Sicilia. Questi risultati sono molto importanti”.
Gli accertamenti hanno riguardato solo operai in forza alle aziende dell’indotto Eni. Per diversi anni, gli esponenti dell’Osservatorio nazionale amianto hanno spinto con l’obiettivo di ottenere l’accesso a visite gratuite che non gravassero ulteriormente sulle tasche dei lavoratori. “Nelle prossime settimane – dice il medico – conto di valutare l’intera situazione con lo specialista dell’università di Catania Giuseppe Di Maria che, già da tempo, è intenzionato ad utilizzare i risultati emersi per inserirli in un contesto di ricerca medica molto più ampio”.
In accordo con i rappresentanti locali dell’Ona Salvatore Granvillano e Franco Famà, i medici dell’equipe locale hanno scelto di effettuare le visite tac soprattutto sui lavoratori con deficit respiratori ritenuti, comunque, da approfondire. Il rischio asbestosi non viene assolutamente trascurato. Molti operai dell’indotto Eni, a loro volta, hanno deciso di avviare cause civili davanti ai giudici del tribunale locale per ottenere il riconoscimento delle indennità previdenziali previste nei casi di esposizione all’amianto.
Procedimenti molto lunghi che, negli ultimi mesi, sembrano aver assunto un’importante svolta con sentenze, sempre più spesso, favorevoli agli operai. Le richieste formulate dai loro legali si basano principalmente sul nesso tra esposizione all’amianto nello stabilimento Eni e patologie contratte che, in diversi casi, avrebbero generato la morte di diversi dipendenti delle aziende dell’indotto.