Gela. L’operaio cinquantaquattrenne Giovanni Lavore sarebbe morto per cause naturali. E’ stata chiesta l’archiviazione nel caso dell’edile, che venne stroncato un anno fa, mentre era impegnato nell’indotto della fabbrica Eni. Era stato assunto da qualche tempo alle dipendenze di una società che opera per conto di raffineria. Anche la perizia avrebbe fatto emergere l’assenza di anomalie. Subito dopo la sua morte, i familiari presentarono denuncia, ritenendo che su quanto accaduto potessero aver influito i ritmi di lavoro, in quella fase piuttosto intensi per tutte le aziende impegnate nello stabilimento della multinazionale. L’archiviazione avanzata è stata comunicata ai legali della famiglia dell’operaio, gli avvocati Dionisio Nastasi e Filippo Di Mauro, che hanno seguito le fasi dell’indagine, anche sul fronte delle perizia tecnica.
A questo punto, l’archiviazione verrà valutata dagli avvocati, che comunque potrebbero decidere di agire davanti ai giudici civili, così da verificare la sussistenza dei presupposti per un risarcimento danni, legato alla tragica fine.