Gela. Che occorra aumentare il numero di tamponi quotidiani è abbastanza palese. La pazienza di molti operai sta però per scadere, soprattutto con l’approssimarsi della Pasqua. Non saranno festività come le altre perché bisognerà stare a casa ma molti lavoratori in quarantena speravano di potersi ricongiungere con le proprie famiglie. E difficilmente accadrà.
L’ultimo appello arriva da cinque operai che vivono in una villetta di contrada Manfria. Sono tre lavoratori che sono tornati dalla Polonia il 21 marzo ed altri due operai che invece vivono in un appartamento sopra in isolamento da due settimane dopo essere tornati da Ravenna. Si tratta di Francesco Incardona, Cristoforo Paradiso, Giuseppe Giacchi, Angelo Fava, Rosario Incardona e Rosario Giacchi.
“Mi sono autodenunciato prima di tornare dalla Polonia per rispetto della mia famiglia e degli altri – racconta Incardona – sono oltre 20 giorni che siamo qui e nessuno ci sa dire quando ci faranno il tampone. Abbiamo chiamato tutti i numeri possibili: l’Asp, l’ospedale, il sindaco. Non esiste un numero del centro veterinario per sapere qualcosa. Nulla. Quanti altri giorni dovremo aspettare? Anche perché l’esito del tampone non sarà immediato e rischiamo di stare qui altre decine di giorni”.
Dalle notizie in nostro possesso il numero di diagnosi dovrebbe aumentare, passando dai 50 anche ai 100-150 al giorno.