Gela. Il presidente della commissione Ambiente del senato, Giuseppe Marinello, ieri, non ha incontrato il governatore Rosario Crocetta.
La seduta annunciata dagli scranni dell’Aula consiliare del comune di Gela è stata rinviata a data da destinarsi. Il presidente della regione era stato convocato anche per fare chiarezza sulle iniziative intraprese dal governo siciliano dal luglio 2013. Ovvero, dal giorno dopo avere sancito l’accordo con i vertici Eni per rilanciare la Raffineria di Gela e riconvertirla con la produzione in gasoli di qualità, grazie ad un investimento da 700 milioni di euro. A distanza di un anno lo scenario economico è completamente mutato, tanto che Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni, a seguito della crisi che ha colpito il mondo della raffinazione, ha annunciato il mancato riavvio del sito di Gela scatenando rabbia e delusione. A Gela i primi a mobilizzarsi sono stati i lavoratori e i sindacati, seguiti a ruota dai politici e dagli esponenti della chiesa. Il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Rosario Gisana, dopo avere implorato i vertici dell’Eni a tornare sui loro passi garantendo aumentando il livello occupazionale, ha proclamato per domani una giornata di digiuno e preghiera. “La stagione del petrolio è finita – tuonano Fabio Granata e Monica Frassoni, coordinatori nazionali di Green Italia –Stop a raffinazione e trivellazioni, subito bonifiche, risarcimenti e rigenerazione industriale. Il servilismo culturale e politico nei confronti delle lobby petrolifere ha raggiunto in Sicilia limiti insopportabili e indegni. Confindustria farebbe bene a espellere dall’associazione chi devasta e inquina, oltre che chi paga il pizzo, e il governo regionale, anziché abbassare le royalties, autorizzare nuove trivellazioni, indebolire i controlli ed elemosinare nuovi investimenti per perpetuare questo modello fallimentare e distruttivo, dovrebbe avere la dignità di dimettersi poiché non ha mai posto i temi centrali delle bonifiche ambientali e della rigenerazione industriale, unica prospettiva di sviluppo sostenibile per l’isola”. Secondo Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, “La situazione è drammatica e dopo i primi licenziamenti al petrolchimico di Gela, conseguenza diretta della mancanza di commesse di lavoro, adesso è allarme per la tenuta della coesione sociale. Questo sindacato è pronto alla mobilitazione e allo sciopero generale. Il Governo nazionale, quindi, intervenga subito con scelte strategiche prima che sia troppo tardi. La Sicilia ha una importante carta da giocare, l’accordo siglato recentemente con Assomineraria, che in maggioranza è Eni, per investimenti da 2,5 miliardi – sottolinea Claudio Barone – Questo è un fatto che va valutato per capire come Eni intende svolgere il suo ruolo nell’Isola. La Regione deve a sua volta smetterla con la tradizione del passato, fatta di cavilli e finte crociate ambientaliste che hanno solo favorito l’intermediazione politico-mafiosa. Il governo rispetti gli impegni e a dare regole e tempi certi per gli investimenti”. Teme un “pericoloso effetto domino”, Luigi Ulgiati, segretario nazionale dell’Ugl Chimici. “Quanto sta accadendo nel polo petrolchimico di Gela – spiega – è destinato a ripetersi anche negli altri territori interessati dal drastico piano industriale deciso da Eni. Abbiamo formalizzato una richiesta di incontro al ministero dello Sviluppo economico e ci aspettiamo una risposta positiva a breve – aggiunge Ulgiati – che spinga tutte le parti interessate, a partire dall’azienda, a trovare una soluzione alternativa al piano unilaterale paventato dal gruppo. Vogliamo fare chiarezza sulle strategie del gruppo e sui riflessi occupazionali e industriali che si avranno”. Adesso si ipotizza l’arrivo di Renzi a Gela.