Gela. Ha incassato contributi comunitari intestandosi, fittiziamente, anche la proprietà di terreni, che in realtà fanno parte del patrimonio del Comune di Gela. Una trentenne catanese, titolare di un’azienda del settore agricolo, dovrà risarcire circa 153 mila euro all’Agea, l’Agenzia per l’erogazione dei contributi in agricoltura. Per ottenere le somme, come scoperto dalla guardia di finanza e spiegato dalla procura regionale, avrebbe presentato, attraverso la società, documentazione falsa che attestava la proprietà di terreni a Catania e Gela, che in realtà non erano mai stati acquistati. La documentazione sarebbe stata presentata anche usando timbri falsi dell’Agenzia delle entrate. Venivano confezionati falsi atti di acquisto, ma in realtà la proprietà dei terreni non sarebbe mai passata di mano e anche i funzionari del municipio hanno spiegato di non aver autorizzato cessioni. L’azione di responsabilità, invece, è caduta per due funzionarie dei centri di assistenza agricola, che materialmente trasmisero la documentazione per i contributi. Secondo i giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti regionale, non sarebbero state nelle condizioni di verificare eventuali irregolarità.
Di terreni di proprietà del Comune, usati per incassare contributi, si fa riferimento anche nelle carte della maxi inchiesta “Nebrodi”, che ha fatto emergere presunti interessi mafiosi nella gestione delle elargizioni dell’Ue, incassate attraverso società di comodo. I terreni, però, non sono mai usciti dal patrimonio immobiliare di Palazzo di Città. Sarebbero stati indicati in atti di vendita fittizi, solo per incassare quanto riconosciuto dall’Europa.