La condanna per le minacce nel cantiere in Lombardia, detenuto chiede affidamento per svolgere attività sociale

 
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Immagini di repertorio

Gela. Tutto si sarebbe verificato in un cantiere edile, avviato in Lombardia. Uno degli operai sarebbe stato minacciato e sottoposto ad una presunta estorsione. Avrebbe dovuto rinunciare alla sua auto se voleva ottenere i pagamenti. Secondo gli investigatori, le minacce sarebbero state accompagnate dalla presenza di una pistola. Una vicenda alla fine denunciata dall’operaio e che portò all’avvio di un’indagine e alle successive condanne. Al cinquantaseienne Giuseppe Valenti sono stati imposti tre anni e tre mesi di reclusione. Secondo le contestazioni, avrebbe minacciato il lavoratore, spalleggiato da Gianluca Costa, poi diventato collaboratore di giustizia. Velenti, difeso dall’avvocato Rosario Prudenti, ha deciso di rivolgersi ai giudici del tribunale di sorveglianza di Caltanissetta. Per la difesa, ci sono tutti i presupposti per concedergli l’affidamento in prova ai servizi sociali, così da lasciare il carcere dove sta scontando la condanna definitiva e svolgere attività di sostegno a chi ha più bisogno.

In merito alle accuse, ha sempre spiegato di essere estraneo alle presunte minacce e di non aver mai fatto pressioni su chi l’ha denunciato. La condotta carceraria di Valenti, in base a quanto sostenuto dal legale, potrebbe consentirgli di ottenere un regime differente. Saranno i giudici nisseni a valutare la richiesta.

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