Gela. Covano rabbia e disperazione. Il loro destino è legato all’iter burocratico impiegato da una commissione a riconoscere, o meno, la richiesta di asilo politico.
I 31 somali ospitati nei locali del comparto centrale dell’opera Pia dalla cooperativa “Gela Ambiente”, presieduta da Orazio Perna, grazie al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del ministero dell’Interno, sabato pomeriggio si sono radunati in strada bloccando la viabilità in segno di protesta. Intorno alle 2 del pomeriggio, hanno collocato un cassonetto dei rifiuti al centro di via Europa, proprio davanti i cancelli della casa di ospitalità “Antonietta Aldiso”, promovendo un sit-in per accendere i riflettori sulla burocrazia che li costringe a una condizione di inattività per una permanenza troppo prolungata.
“Sono in attesa di una chiamata da parte della commissione che deve valutare la loro richiesta di asilo politico – assicura Anna Bregamo, responsabile dei locali centri Sprar – Sono esasperati dal ritardo. Tra loro c’è chi è approdato sulle coste siciliane a novembre dello scorso anno. Vorrebbero raggiungere le loro famiglie, avviare un percorso lavorativo e pensare definitivamente al loro futuro. Sanno benissimo che la commissione potrebbe anche non accogliere le loro richieste di asilo politico e, quindi, essere costretti a tornare in patria”.
La protesta pacifica è rientrata presto e gli agenti del commissariato di polizia hanno accompagnato i manifestanti somali presso la casa di ospitalità Antonietta Aldisio.
“Abbiamo accolto i poliziotti – conclude Anna Bregamo – e spiegato loro le motivazioni della protesta”.
Durante la protesta non sono mancati momenti di tensione tra i manifestanti e alcuni cittadini. Tra questi il tentativo di due automobilisti di forzare il posto di blocco naturale arrestando le autovetture solo a ridosso dei somali sdraiati in sull’asfalto di via Europa.