Gela. Una vasta attività di ricerca che riguarderà l’intera fascia costiera locale. Le ultime autorizzazioni, necessarie al definitivo via libera, sono state rilasciate dagli uffici tecnici della capitaneria di porto.
I ricercatori Pietro Faggioli e Salvatore Carfì Pavia stanno coordinando un gruppo di lavoro per la mappatura dei fondali della costa locale. Il loro obiettivo, infatti, è rintracciare la possibile presenza di reparti archeologici o, addirittura, di relitti navali ancora presenti nell’area.
Sono stati i funzionari regionali della soprintendenza dei beni culturali ed ambientali ad autorizzare l’attività di studio.
Le prime richieste sono arrivate sui tavoli dei tecnici palermitani già lo scorso anno. Attraverso gli strumenti utilizzati dai ricercatori sarà possibile accertare l’esistenza di avvallamenti sospetti sui fondali: segno dell’esistenza di eventuali reperti non ancora individuati.
Per questa ragione, l’intera costa verrà suddivisa in quadranti. A conclusione dell’attività di ricognizione, tutte le aree prese in considerazione dal gruppo di ricerca verranno catalogate.
In questo modo, inoltre, sarà possibile prevenire, qualora si decidesse successivamente d’intervenire, l’attività di eventuali abusivi del mare: pronti ad appropriarsi di ciò che i fondali ancora conservano.
Le operazioni, almeno stando alle richieste presentate dai responsabili delle attività di perlustrazione, dovrebbero concludersi a fine mese. Per agevolare l’intera attività, proprio gli operatori della capitaneria di porto hanno già stilato le misure necessarie a garantire la tutela in mare dell’imbarcazione destinata al monitoraggio.
La costa locale, quindi, si conferma un’area di grande interesse archeologico: la realizzazione di vere e proprie mappe dei fondali potrebbe agevolare future operazioni di recupero. I ricercatori sono stati impegnati anche in altre zone dell’isola con lo stesso obiettivo.
Solo a conclusione del monitoraggio sarà possibile stilare i primi risultati. In ogni caso, l’intervento programmato potrebbe essere il primo di una più lunga serie.
Da alcuni mesi, proprio gli operatori della capitaneria di porto, hanno limitato l’accesso all’area di Bulala: classificata come zona marina di tutela.
Anche in questo caso, l’obiettivo riguarda la salvaguardia del patrimonio storico ancora presente sui fondali. Un importante contributo è stato assicurato da associazioni locali, con in testa quella presieduta da Franco Cassarino.