Rette pagate ma laurea inesistente: processo al gestore dell’ateneo on-line

 
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Gela. Una presunta truffa tra le cattedre virtuali di un’università on line. Con quest’accusa, si è aperto il processo al professionista G.S., ritenuto l’organizzatore del meccanismo illecito.

L’imputato avrebbe avviato in città una filiale dell’università telematica Pegaso non riconosciuta, però, dai responsabili del polo didattico. Avrebbe incassato, inoltre, diversi assegni recapitatigli da una delle studentesse dei corsi di laurea attivati.
La giovane è stata sentita in aula davanti al giudice Manuela Matta ed ha risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Giampiero Cortese. “Per motivi di lavoro – ha spiegato – necessitavo di un nuovo titolo di studio nell’ambito della formazione. Non avendo possibilità di frequentare i corsi tradizionali, optai per le attività dell’università on line. A Gela, mi rivolgevo sempre a lui per sostenere gli esami”.
Attività didattiche, però, che non sarebbero mai state riconosciute dai responsabili della sede centrale dell’ateneo. “Abbiamo effettuato diversi pagamenti tramite assegno – ha ribadito la giovane – ricordo che alcuni esami venivano sostenuti nelle aule della scuola elementare Solito”.  
“La filiale dell’università in città era gestita dalla società Videsales 
– ha detto uno dei militari della guardia di finanza che si sono occupati dell’indagine – gli esami venivano sostenuti anche nella zona del quartiere di Caposoprano in uno stabile”. Stando alle accuse, il professionista avrebbe incassato il denaro versato dall’allieva pur non avendone alcuna autorizzazione. “Da quello che risulta dagli atti – ha concluso l’investigatore – solo la sede centrale dell’università poteva incassare i versamenti degli allievi”.

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