“Bene comune? La maggioranza ne parla ma non lo pratica”, Giudice: “Istituzioni calpestate”

 
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Il consigliere Paola Giudice

Gela. Una maggioranza che in nome del “bene comune” si spartisce i posti e trasforma l’aula consiliare nella scena di una resa dei conti politica. Il vicepresidente dell’assise civica, l’indipendente Paola Giudice, ritiene che i pro-Greco non stiano offrendo uno “spettacolo” istituzionalmente degno della sesta città siciliana. “Se la coerenza è ancora un valore nell’impegno politico e istituzionale, ai tre nuovi assessori nominati ieri ne dovrebbero seguire altri tre – dice Giudice – dato che i partiti e i movimenti civici che hanno sostenuto Greco, in queste ultime sedute hanno abbandonato l’aula consiliare in palese contrasto con le scelte del sindaco. Gli stessi partiti e movimenti da giorni annunciano il ritiro degli assessori di riferimento dopo più di un mese di consultazioni, incontri, decine di comunicati stampa e annunci, il tutto per il tanto decantato “bene comune”. Tutti ne parlano ma nessuno lo pratica e sempre più il bene comune assume le sembianze delle poltrone, cioè dell’occupazione di spazi, alcuni per raddoppiare la presenza in giunta e altri per averne almeno una”.

Più che una condivisione politica, per Giudice la maggioranza va avanti con la conta dei posti. “Lo stesso ceto politico che parla in nome della condivisione di un presunto programma elettorale di coalizione si riduce a quanti assessori ha quel partito o quella lista – continua Giudice – lo stesso ceto politico annuncia rigore morale per salvare la città ma la città si salva con i fatti concreti, senza rincorrere antichi e beceri metodi che tendono ad alzare il prezzo per occupare postazioni ma che nulla hanno a che fare con il bene comune. Tutto questo teatrino avviene in aula consiliare, di fronte ad un consiglio comunale depotenziato delle sue prerogative e lo affermo anche da vicepresidente a difesa del ruolo di ogni consigliere comunale. Sono costretta, insieme alla città, ad assistere alle solite beghe per uno strapuntino di potere che nulla hanno a che fare con il bene comune e che allontanano irreversibilmente il cittadino dalle istutuzioni che dovrebbero rappresentarlo. Istituzioni calpestate da una politica non all’altezza del gravoso compito cui è chiamata. Per questo, non si capisce, non si comprende, non si può più tollerare l’incoerenza vestita da saggezza in nome di una città che andrebbe governata con urgenza. Serietà, coerenza, laboriosità, qualità, competenza, questo vogliono i cittadini”. Le parole di Giudice arrivano dai banchi di un’opposizione, che già ieri sera in consiglio ha tuonato contro le mosse del sindaco.

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