Gela. Sono quasi esclusivamente donne e non lavorano da due mesi: la rabbia delle operatrici del servizio di refezione scolastica è andata in scena tra le stanze di Palazzo di Città.
Guadagnano, in media, duecento euro al mese che, molte, integrano con assegni di sostegno a causa di condizioni familiari disagiate. Scarseggiano i fondi stanziati dall’amministrazione comunale e, così, sono arrivate davanti al sindaco Angelo Fasulo.
“Non era mai capitato – spiega Carmela Cannizzo – abbiamo iniziato il servizio, caso veramente straordinario, ad ottobre e, però, ci siamo ritrovate a casa dopo poche settimane. Riceviamo una miseria e non ci assicurano neanche la dignità del lavoro”. Tutte le operatrici sono alle dipendenze delle società Montelauro e Coget. “Nessuno sa darci delle precise risposte – ammette Mariella Iozzia – quando riprenderemo? Ci sono i soldi per il nuovo bando?”.
Lo stop genera conseguenze non solo per le sessanta lavoratrici ma, ancora, per le famiglie degli alunni che pur pagando una retta non possono, almeno per il momento, usufruire del servizio.
I dirigenti comunali Patrizia Zanone e Simonetta Guzzardi, insieme al sindaco Angelo Fasulo, hanno cercato di rasserenare gli animi: mancherebbe poco, a loro dire, per riavviare il servizio. “Queste spiegazioni – concludono i sindacalisti della Filcams Cgil Emanuele Scicolone e Nuccio Corallo – non ci convincono per nulla. In origine, sarebbero stati disponibili fondi per oltre un milione di euro.
Adesso, siamo scesi a seicentomila euro. Ridurre il servizio di refezione scolastica è una precisa scelta politica. Chi lo ha deciso dovrà assumerne tutte le responsabilità”.