Gela. Un contratto telefonico stipulato tramite una presunta firma falsa e un’anziana costretta a subire tutte le conseguenze dell’eventuale raggiro. Per questa ragione, il pubblico ministero ha chiesto la condanna
ad un anno e quattro mesi di reclusione nei confronti di G.L., ex operatrice di una società attiva nel settore del procacciamento di contratti telefonici per conto di diverse aziende.
L’anziana che si ritrovò con un nuovo servizio di telefonia pur non avendo mai firmato alcun’atto sarebbe stata presa di mira a Canicattì. Per questa ragione, si è costituita parte civile. L’imputata, difesa dall’avvocato Nicoletta Cauchi, ha nettamente negato le accuse contestatele.
Non sarebbe stata lei, infatti, l’operatrice pronta a prendere contatti con l’anziana vittima. “Non dimentichiamo – ha detto in aula l’avvocato difensore Nicoletta Cauchi – che la presunta vittima ha ribadito in aula di aver ricevuto nella sua abitazione una giovane donna di circa vent’anni. Ricordava, inoltre, che i capelli dell’operatrice erano di colore scuro. Un identikit che non corrisponde per nulla alle caratteristiche estetiche e anagrafiche della mia assistita”.
Fu lei oppure no a firmare quel modulo? Dopo le richieste del pubblico ministero e le conclusioni già esposte dalla difesa, spetterà al giudice Manuela Matta decidere nel corso della prossima udienza.