Gela. Quasi periodicamente, spuntano interessi imprenditoriali e gruppi che, sulla carta, sarebbero pronti a prendersi il progetto di quello che doveva essere il polo “Ciliegino” di Agroverde, la cooperativa che da ormai sette anni non trova alcuna soluzione per riprendere un investimento, rivelatosi un nulla di fatto. Quel polo doveva essere una piccola svolta economica per il territorio, non più votato solo all’industria pesante ma anche al connubio tra agricoltura e produzione di energia “pulita”. Di tutto questo neanche l’ombra. Soluzioni concrete all’orizzonte se ne vedono poche e sulle sorti di Agroverde potrebbero addensarsi nubi ancora più scure. Tanti ex proprietari delle aree espropriate nelle contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, sono rimasti con niente in mano. Aspettano da anni che la cooperativa e l’amministrazione comunale trovino una soluzione che li garantisca. Su mandato del liquidatore dell’associazione “Airone”, che perse l’area dove gestiva un’aviosuperficie, è stata avanzata istanza di fallimento nei confronti di Agroverde. In settimana, le parti si troveranno nuovamente davanti al giudice civile del tribunale, dopo la prima udienza dello scorso gennaio. Per il legale dell’associazione, la cooperativa non ha mai rispettato gli impegni né ha dato seguito alle precedenti azioni. Se l’istanza venisse accolta, allora la storia di Agroverde potrebbe assumere una piega praticamente impossibile da recuperare. L’avvocato Giuseppe Nicosia, liquidatore di “Airone”, già negli scorsi mesi aveva autorizzato un’azione esecutiva mobiliare contro la coop e non aveva neanche escluso l’esposto alla Corte dei Conti.
Negli ultimi mesi, c’è stata un’accelerazione, dato che l’associazione ritiene di aver subito un danno dopo aver perso l’aviosuperficie, senza aver mai ricevuto nessuna indennità. Molti creditori di Agroverde guardano all’esito dell’istanza di fallimento, mentre l’amministrazione comunale dovrebbe perlomeno tentare di dare un possibile futuro ad un investimento, altrimenti già candidato ad essere l’ennesimo flop di un territorio sempre più in crisi.
Cosa gia risaputa… hanno dato il tempo che il proprietario sistemasse tutti gli affari e adesso a piangerne le conseguenza saranno i proprietari dei terreni oramai distrutti…