Gela. Doveva essere una semplice seduta di question time, con gli esponenti dell’amministrazione comunale chiamati a rispondere alle tre mozioni in programma.
Nessun rappresentante della giunta Fasulo, però, si è presentato in aula e, così, è esplosa la faida politica.
Alla presenza, nell’area riservata al pubblico, di un piccolo gruppo del Megafono, compresa la coordinatrice Alessia Liardi: esponenti del Pd e dell’ex Mpa si sono affrontati senza troppi complimenti. La resa dei conti si è aperta quando il consigliere autonomista Vincenzo Cirignotta ha illustrato la mozione relativa alla costituzione di un fondo di solidarietà per cercare di lenire gli effetti della crisi economica abbattutasi su buona parte della cittadinanza. Immediata la reazione del capogruppo Pd Enrico Vella.
“Ma questa mozione – si è chiesto – a cosa dovrebbe servire? A garantire nuove interviste al consigliere Cirignotta? Altro che mozione! Doveva depositare una proposta direttamente sul tavolo del suo assessore Fortunato Ferracane”. Ma, evidentemente, qualcosa non sembra funzionare per il verso giusto neanche nella compagine coordinata da Pino Federico. Non a caso, Terenziano Di Stefano ha calcato la mano.
“Non si può dare un parere favorevole a questa mozione – ha ammesso – Cirignotta doveva presentarsi con dati alla mano. In questo modo, non possiamo assumere impegni che graveranno sul bilancio”.
Il toto assessori si sta facendo sentire anche tra i banchi del civico consesso. “Il sindaco Fasulo – è intervento Giuseppe Di Dio – dovrebbe riferire in aula. Questo rimpasto sta mettendo in subbuglio tutto. Dovremmo capire, adesso, chi è maggioranza e chi, invece, opposizione. Ognuno di noi dovrebbe pubblicamente schierarsi. Lo prevede la legge”.
Una confusione politica che non è sfuggita agli esponenti di una minoranza sempre più sottile. “Il vero capo dell’opposizione – è intervenuto ironicamente l’esponente del Pid Giuseppe Morselli – si chiama Enrico Vella, mi pare più che evidente”.
Vincenzo Cirignotta, autore della mozione, ha cercato di smorzare i toni davanti agli attacchi che giungevano dai banchi occupati dai suoi stessi alleati. “Purtroppo – ha replicato – non avete capito che per dare parere favorevole a questa mozione non c’è bisogno di alcun impegno economico. Dovranno essere i privati a versare somme che andranno a rafforzare il fondo a sostegno dei cittadini in difficoltà”.
Una lotta conclusasi con la venuta meno del numero legale e due soli consiglieri democratici in aula, Giovanni Cravana e Rocco Giudice.