Gela. Dopo la chiusura delle indagini e il giudizio immediato che è stato disposto nei confronti dei presunti stiddari, coinvolti nel blitz “Stella cadente”, ci sono le prime richieste di riti alternativi. L’istanza di giudizio abbreviato è stata avanzata dalla difesa del trentasettenne Calogero Daniele Infurna. Il suo legale, l’avvocato Maurizio Scicolone, ha optato per il rito alternativo. Ad Infurna viene contestata la presunta partecipazione ad un’azione di fuoco. Nell’estate di due anni fa, sarebbe stato preso di mira un garage, nella zona di via Pignatelli. Vennero esplosi almeno sei colpi di pistola. In base a quanto ricostruito dagli investigatori, era nella disponibilità di un avvocato e della moglie, un’insegnante. Dal contenuto delle intercettazioni, poi trasfuso nella maxi ordinanza che ha portato agli arresti, emergerebbe che l’ordine di fare fuoco arrivò da Vincenzo Di Giacomo, fratello dei presunti capi stiddari, Bruno Di Giacomo e Giovanni Di Giacomo. Secondo gli inquirenti, Di Giacomo commissionò l’azione intimidatoria a Benito Peritore e ad Infurna.
Nel corso delle indagini, è stato effettivamente ricostruito il danneggiamento del garage, che è risultato di proprietà di una pensionata, ma dato in affitto al professionista e alla moglie. Secondo la difesa di Infurna, però, non ci sarebbero riscontri sul fatto che abbia sparato. La sua posizione potrebbe essere valutata con il giudizio abbreviato, che nel caso di condanna gli garantirebbe una pena meno pesante.