Palermo. Attrarre gli investimenti, sviluppare i distretti produttivi e patrimonializzare le imprese dell’isola. Su queste tre azioni chiave si gioca il futuro sviluppo della nostra regione.
Sono le conclusioni a cui è giunta la commissione per l’analisi e la predisposizione delle linee guida sullo sviluppo della Sicilia promossa dal Presidente della Regione, Raffaele Lombardo che l’ha istituita nell’aprile del 2010 affidandone la presidenza al professor Giovanni Puglisi.
A lavorare alla “Commissione Puglisi”, che ha preso spunto dall’esperienza francese avviata dal Presidente Nicholas Sarkozy (nota come la Commissione Attali), anche se con tutte le dovute differenze legate al diverso tessuto sociale e produttivo ed alla differente storia fra la Francia e la Sicilia – sono stati chiamati intellettuali, operatori della finanza, imprenditori, ‘grand commis’ dello Stato, allo scopo di dare un contributo per far crescere e sviluppare la Sicilia in un sistema di competizione nazionale e internazionale.
La Commissione ha messo a fuoco i principali settori d’intervento e predisposto un quadro di proposte concrete da far adottare alla Regione Siciliana, inserite nel documento che viene presentato oggi. Nelle linee-guida si analizza la situazione e si tracciano le tre azioni chiave, dalle quali deriva un set di 34 interventi suddivisi in 7 aree di azione. Si tratta di 11 interventi nel settore dell’amministrazione pubblica e dello sviluppo, 7 destinati alle imprese, 4 nel campo della Formazione e 4 nel settore dei Beni Culturali; 3 nel settore ambientale e altrettanti nel settore sicurezza e legalità, infine 2 nel settore dell’Università e della ricerca.
Al centro di qualsiasi azione di governo che possa avere efficacia anche nel tempo c’è, comunque, la crescita della credibilità di un territorio e dei suoi prodotti in senso lato.
Per questo, il documento propone, fra l’altro, la costruzione di una identità d’eccellenza che caratterizzi la Sicilia: “un ospedale, piuttosto che un centro di ricerca, o una sede culturale, una scuola, un servizio di welfare, un circuito turistico – si legge nel documento – che nel mondo sia riconosciuto come un marchio di unicità siciliana. La ricchezza e la polifonia della versatilità creativa dei Siciliani è nota: è necessario svincolare un’opera del genere dalla routine dell’impresa e farne l’icona di un riscatto morale, piuttosto che economico o culturale”.
La Commissione non tralascia altri temi di grande attualità come la riforma tributaria, considerando la mancata attuazione dello Statuto in materia finanziaria “uno dei principali vincoli all’autonomia finanziaria della Sicilia”; ancora, si sottolinea l’esigenza della creazione di zone franche urbane: “Al fine di favorire lo sviluppo economico e sociale dei quartieri e delle aree urbane più deboli e con potenzialità di sviluppo inespresse, il governo regionale di concerto con le parti sociali e in sinergia con il Piano per il Sud definisce un piano per le Zone Franche Urbane nel quale allocare le agevolazioni fiscali e contributive dirette alla creazione di nuova attività economica e di nuova occupazione nei settori della micro e della piccola impresa”.
“Abbiamo formulato proposte concrete – sottolinea il professor Giovanni Puglisi – in grado di mettere in campo un’azione di governo che veda la Sicilia non come un carrozzone trainato dall’esterno, ma quale centro propulsivo per consentire alla nostra regione di valorizzare le sue eccellenze nei settori strategici. Il rapporto che abbiamo elaborato contiene, infatti, alcune azioni chiave e interventi per lo sviluppo sociale ed economico, che costituiscono una piattaforma su cui le istituzioni e anche altri attori sociali e i cittadini stessi potranno confrontarsi. L’insieme degli interventi presentati si propone non soltanto di far crescere il capitale economico presente nell’isola cosi’ da garantire una maggiore ricchezza diffusa in tutto il territorio, ma anche di rafforzare il capitale sociale, presentando in questo modo agli amministratori più itinerari di sviluppo”.
“Siamo convinti – scrivono gli estensori del rapporto nelle conclusioni alla loro relazione – che il principale risultato sia quello di portare al centro del dibattito politico e culturale i temi, piuttosto che le soluzioni: certi che queste seguiranno con puntualità e, vorremmo dire, con puntigliosità. Siamo convinti che l’identità è parimenti figlia dell’immedesimazione e della diversità culturali: nasce da questa convinzione/vocazione quello spirito ‘autonomistico’ che ha segnato nell’età moderna la storia e la vita della Sicilia”