Gela. “La competenza non è dei giudici del tribunale di Caltanissetta”. I difensori degli imputati, coinvolti nell’indagine “Extra fines-Cleandro”, hanno sollevato l’eccezione davanti al gup nisseno. Ritengono che spetti ai giudici romani decidere sulle posizioni dei presunti organizzatori di un vasto traffico di droga, che sarebbe stato controllato dal boss Salvatore Rinzivillo, a sua volta arrestato con queste accuse. Il giudice dell’udienza preliminare si pronuncerà entro questa settimana. Lo ha spiegato nel corso dell’udienza odierna. L’inchiesta, così come il filone madre, è stata condotta dai pm della Dda di Caltanissetta e da quelli di Roma, città nella quale Salvatore Rinzivillo per anni avrebbe avuto una base sicura. Insieme al cinquantanovenne, fratello degli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo, dal gup ci sono Ivano Martorana, Paolo Rosa, Riccardo Ferracane, Giuseppe Cassaro, Mario Cassaro, Nicola Gueli, Salvatore Gueli, Vincenzo Spiteri, Gabriele Spiteri e Francesco Doddo. Dalla Germania, i rifornimenti illeciti venivano poi destinati all’Italia. I pm hanno scandito le tappe di quello che sarebbe stato un vero e proprio traffico di droga, su vasta scala. Rinzivillo avrebbe avuto a disposizione referenti in diverse regioni, dal Lazio alla Sicilia. In Germania, si sarebbe servito di conterranei, ormai da anni presenti sul territorio. Anche in questo caso, come già emerso al termine dell’inchiesta “Extra fines-Druso”, i suoi “soldati” di fiducia sarebbero stati Ivano Martorana e Paolo Rosa.
Il presunto business sarebbe stato favorito da contatti preferenziali con un gruppo turco e con un “portavoce” europeo dei cartelli colombiani. Il traffico di droga dei Rinzivillo avrebbe goduto del beneplacito dei grossisti più importanti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Giovanni Lomonaco, Calogero Meli, Alfonso Neri, Salvatore Pennica, Giuseppe Rapisarda, Angela Porcello e Fabrizio Formica.