Gela. La condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione è definitiva. La Corte di Cassazione non ha accolto il ricorso presentato dalla difesa del quarantaduenne Gaetano Davide Alfieri. Era accusato del tentato omicidio di un anziano, ferito dopo essere stato colpito, fortunatamente solo di striscio, da un pesante blocco di tufo. A gettarlo, da un piano rialzato, sarebbe stato l’imputato, già condannato sia in primo che in secondo grado. Secondo quanto ricostruito dai pm della procura e dai finanzieri dell’aliquota di polizia giudiziaria, Alfieri si sarebbe introdotto in una villetta, a Manfria, probabilmente con l’obiettivo di portare via del ferro usato. Accortosi della presenza dell’anziano proprietario, si sarebbe nascosto, facendo poi precipitare il blocco di tufo, che causò comunque non poche conseguenze alla vittima. Il difensore, l’avvocato Carmelo Terranova, ha impugnato la condanna in Cassazione, sostenendo che Alfieri non avrebbe avuto alcuna intenzione di uccidere il proprietario dell’immobile. Il blocco di tufo sarebbe caduto, senza che se ne accorgesse. Una casualità, che però rischiava di provocare conseguenze drammatiche.
Gli investigatori sarebbero arrivati all’imputato, analizzando alcune immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza. Già nei precedenti gradi di giudizio, era stata chiesta una riformulazione del capo d’accusa, escludendo il tentato omicidio. In primo grado, Alfieri era stato ammesso al giudizio abbreviato, che gli ha consentito di ottenere una pena ridotta, anche per il riconoscimento delle attenuanti.