Processo a Sandro Missuto, un operaio: “Mi consigliò di denunciare le minacce”

 
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Gela. Un vero e proprio atto intimidatorio ai danni di uno degli operai delle aziende gestite, fino a qualche anno fa, dall’imprenditore Sandro Missuto. La rivelazione è stata fornita proprio dalla presunta vittima della minaccia, sentita nel corso di una delle udienze

del processo che si sta celebrando a carico dello stesso imprenditore, ritenuto dagli investigatori vicino alla famiglia degli Emmanuello.
“Mi sono trovato con una pistola puntata praticamente in faccia – ha spiegato l’operaio sentito davanti la corte presieduta dal giudice Veronica Vaccaro – ho avuto talmente paura da chiedere ai titolari dell’azienda di non mandarmi più in servizio nei cantieri che erano stati avviati nella zona di Lentini. Fu lì, infatti, che mi venne puntata la pistola addosso”.
Stando alla ricostruzione fornita in aula dal testimone, i responsabili del gruppo Missuto avrebbero invitato il loro dipendente a denunciare il fatto. “Alla fine – ha spiegato il teste – non lo feci perché avevo veramente troppa paura sia per me che per i miei familiari”. Rispondendo alle domande poste da uno degli avvocati difensori di Sandro Missuto, il legale Boris Pastorello, l’operaio ha comunque confermato di aver parlato di quell’intimidazione con uno dei responsabili di cantiere dell’azienda romana Safab.
“A questo punto – ha aggiunto l’avvocato Pastorello – chiedo di poter sentire l’operatore della Safab, peraltro già ascoltato in aula. Nella precedente deposizione, però, non aveva minimamente accennato a questi fatti”.
Davanti alla richiesta formulata dal legale di Missuto, è arrivato il sì del giudice Vaccaro, affiancata dai magistrati Manuela Matta e Fabrizio Molinari. Nel corso della prossima udienza, invece, dovrebbe essere sentito Armando D’Arma.

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