Gela. Una provincia segnata dalla crisi, che continua a veleggiare negli ultimi posti di ogni classifica nazionale. Per i confederali di Cgil, Cisl e Uil, il territorio non ha la necessaria attenzione, soprattutto dalla politica. E’ un bilancio in negativo, quello tracciato da Ignazio Giudice, Emanuele Gallo, Vincenzo Mudaro e Maurizio Castania. “Esprimiamo un giudizio negativo visti i numerosi annunci delle istituzioni, mai concretizzati, in materia di finanziamenti per le infrastrutture materiali e immateriali, per la sanità pubblica – dicono – per la qualità della vita, per lo stato degli edifici scolastici e per la mancanza di lavoro, per le tariffe dei servizi rifiuti e acqua tra le più alte d’Italia e per un livello di povertà relativa che ha raggiunto il 50 per cento”. I vertici territoriali della Cgil hanno da settimane fatto partire la vertenza “Sblocca Gela”, che riguarda un’area tra le più derelitte, almeno da un punto di vista di investimenti. “Nei ventidue comuni non sono più rinviabili opere infrastrutturali in grado di collegare e rilanciare l’economia sana, il trasporto gommato, il sistema navale e ferroviario – continuano – prima avremo risposte concrete, prima potremmo affermare che non esiste l’Italia delle due velocità. Questo deve essere l’impegno di chi può e deve decidere, cioè le istituzioni politiche”.
Ad eccezione dell’Ati idrica, sbloccata dopo anni di attese, per il resto la politica latita, almeno a queste latitudini. “Abbiamo apprezzato, finalmente dopo quattro anni di sollecito verso i sindaci dei ventidue comuni, la costituzione dell’Assemblea territoriale idrica, che gestirà il sistema integrato e porterà sicuramente enormi vantaggi ai cittadini, se amministrata bene. È inutile nasconderlo – dicono ancora – la provincia di Caltanissetta continua a non avere l’adeguata attenzione da parte di chi può e deve decidere le sorti delle due più grandi aree industriali, Caltanissetta e Gela, e per questo ci vediamo costretti a minacciare manifestazioni pubbliche locali o nazionali per far sentire il dissenso a questo stato di cose. Un declino che si respira in ognuno dei ventidue Comuni della provincia, con uno spopolamento che è sotto gli occhi di tutti e di conseguenza una bassa natalità. In questo territorio negli anni non sono mancati i finanziamenti, ma non si è stati in grado di creare lavoro. Ci riferiamo ai miliardi del contratto d’area, del patto per l’agricoltura, di tutta l’idea della programmazione negoziata che doveva far vivere un nuovo e sano protagonismo imprenditoriale e invece ha generato macchie nel deserto, capannoni senza alcun perché, se non quello di giustificare la spesa”. Neanche i beni confiscati alle organizzazioni mafiose, nella gran parte dei casi, riescono a trovare una ricollocazione produttiva o sociale. “In questi anni tanti sono stati i beni sequestrati e confiscati per i quali si propongono procedure più snelle e veloci per l’assegnazione e per la gestione al fine di offrire prospettive di lavoro ai giovani – concludono i sindacalisti – pertanto, le organizzazioni sindacali si impegnano attraverso un’azione sinergica con tutte le istituzioni governative, nazionali, regionali e comunali a trovare modalità che permettano l’uscita da questa situazione drammatica e di crisi in cui versa il territorio”. Il 2019 della crisi continua è ormai alle spalle, il 2020, almeno per ora, non sembra prospettare rapide risalite.
Avete un faccia di quella tosta che neanche le basole di Catania vi possono, ma vi rendete conto che siete stati gli artefici del distratto socio economico della città di Gela? Ora avete ancora il coraggio di prenderci per il c..o.