Gela. Almeno cinque imprenditori agricoli, vittime di presunti avvertimenti, tutti a colpi di arma da fuoco. A sparare, secondo i pm della Dda di Caltanissetta, sarebbe stata sempre la stessa pistola, una calibro 7,65. Abitazioni rurali e aziende agricole vennero prese di mira, nella zona di contrada Passo di Piazza e nelle aree limitrofe, tra Gela e Niscemi. A fare fuoco, secondo le accuse, sarebbe stato anche il pastore niscemese Fabrizio Rizzo, già coinvolto e condannato nell’inchiesta antimafia “Fenice”. Adesso, è a processo, insieme a due familiari, davanti al collegio penale del tribunale. Le intimidazioni a colpi di pistola si registrarono nei mesi a cavallo tra l’estate del 2013 e l’inverno del 2014. I poliziotti che hanno seguito la scia degli spari sono certi che l’arma usata fosse sempre la stessa, la 7,65. I bossoli refertati corrisponderebbero a quel calibro. L’attenzione si pose su Rizzo, che gestiva un ovile stagionale confinante con una delle aziende dove si registrarono spari e danni. In altri casi, oltre alla pistola sarebbe stato usato un fucile.
In aula, è stato sentito uno dei poliziotti che si occupò di intervenire nei luoghi colpiti dal piombo delle armi. “L’attività tecnica venne affidata alla polizia scientifica di Gela”, ha spiegato. Da quanto emerso, pare che Rizzo, già prima di quelle azioni di fuoco, fosse stato segnalato per altri danneggiamenti dello stesso tipo.