Gela. Avrebbero preso di mira due loro colleghi accusati di aver comunque continuato a lavorare nonostante la protesta degli autotrasportatori organizzata in città, nel gennaio di due anni fa, a sostegno del movimento dei Forconi.
Per questa ragione, con l’accusa di violenza e minacce, sono finiti sotto processo Michelangelo e Fortunato Bevilacqua insieme a Carmelo Valenti: i tre sono difesi dagli avvocati Giuseppe Nicosia e Danilo Tipo.
“Ricordo molto bene – ha spiegato in aula uno dei dirigenti del commissariato di polizia intervenuti in quei concitati giorni – che durante il blocco organizzato nei pressi della rotonda stradale che si affaccia sulla statale 117 bis per Catania, un autotrasportatore venne bloccato mentre imbracciava un’ascia. Sosteneva di volersi difendere da un gruppo di giovani che, a suo dire, aveva danneggiato i pneumatici del suo mezzo”.
Le ripercussioni, però, si sarebbero concretizzate anche nei giorni successivi. “Intervenemmo – ha detto in aula un carabiniere del reparto territoriale – per un incendio che distrusse due automobili parcheggiate in via Gagini. Le vetture erano riconducibili ad uno degli autotrasportatori presi di mira durante i blocchi e alla figlia”.
La ricostruzione fornita dagli investigatori, comunque, è stata fortemente contestata dai legali di difesa che hanno cercato di escludere qualsiasi collegamento tra i due episodi. Adesso, spetterà ad altri testimoni raccontare la propria versione dei fatti davanti al giudice Manuela Matta che sta processando i tre presunti responsabili di quei fatti.