“Noi disoccupati ma lavorano gli operai di altre province”, ex Trainito da mesi in presidio

 
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Gli ex Trainito hanno protestato per mesi davanti ai siti Enimed

Gela. La loro protesta va avanti da mesi, quasi in silenzio. Si organizzano in sit-in, davanti all’ingresso del centro oli di Enimed, a Brucazzi. Per anni, hanno lavorato nell’indotto dell’azienda, ma il posto l’hanno perso. Gli ex Trainito Cosrtruzioni un’occupazione non l’hanno più trovata. “In Enimed il lavoro c’è – dicono davanti al centro – non è come in raffineria. Qualcuno, però, ha deciso che noi non dobbiamo rientrare mentre il lavoro lo svolgono operai che arrivano anche da Enna”. E’ amaro lo sfogo degli edili rimasti fuori dai cancelli e del segretario provinciale della Fillea Cgil Francesco Cosca. “Non capiamo come faccia l’amministratore delegato di Enimed a dire che va tutto bene – spiega il sindacalista – quando ci sono aziende che svolgono lavori edili, nonostante abbiamo dipendenti metalmeccanici. Ci saremmo aspettati che Enimed svolgesse una funzione sociale a tutela del lavoro e delle famiglie di questi operai. Invece, tutto questo non c’è stato e neanche la politica si fa sentire. Fino ad oggi, non abbiamo visto nessuno dell’amministrazione comunale”. Dopo la rinuncia di Trainito Costruzioni, gli operai sono stati licenziati, iniziando una protesta ad oltranza. Ogni mattina, vedono sfilare verso gli impianti lavoratori che arrivano da altre province e che hanno preso il loro posto. “Ci sentiamo presi in giro – dicono alcuni di loro – chi li fai i controlli?”. Neanche l’azienda che ha operato in Ati con Trainito Costruzioni, la Sdl, starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di assorbire i lavoratori in protesta. “C’è stato l’incontro in prefettura – concludono – ma non è successo nulla”.

La protesta continua, così come davanti ai tornelli della raffineria di contrada Piana del Signore, dove attendono risposte gli operai “Tes”. Negli scorsi giorni, hanno ricevuto un provvedimento di licenziamento. La proprietà dell’azienda gelese, con un appalto in mano per i lavori del progetto “Argo-Cassiopea”, ha però deciso di guardare altrove. Lo sbocco dei cantieri non arriva e sono scattati i tagli di oltre venti operai, che però reclamano almeno la cassa integrazione.

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