Gela. Imposero il pizzo agli ex titolari del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città? Arrivano le prime richieste di condanna nel corso del secondo troncone processuale scaturito dall’inchiesta madre “Munda Mundis”.
Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Gabriele Paci ha chiesto la condanna a sette anni di reclusione nei confronti di Salvatore Nicastro.
Lo ha fatto nel corso dell’udienza preliminare che si sta celebrando davanti al gup del tribunale di Caltanissetta Francesco Lauricella. Nicastro, difeso dall’avvocato Antonio Gagliano, è ritenuto uno dei presunti vertici del gruppo criminale capace di mettere sotto scacco gli imprenditori di diverse aziende del settore.
Hanno scelto di patteggiare l’eventuale condanna, invece, Armando D’Arma, Angelo Cavaleri, Salvatore Terlati, Marcello Sultano e Crocifisso Smorta. Il difensore di un altro indagato, Vincenzo Minardi, non ha optato per riti alternativi: quindi, il suo assistito potrebbe finire a giudizio. Salvatore Burgio, invece, potrebbe scegliere l’abbreviato. Sono tutti accusati d’estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’appalto per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città sarebbe stato individuato come una sorta di cassa forte dagli affiliati ai clan. Nel pool difensivo ci sono gli avvocati Antonio Gagliano, Flavio Sinatra, Vania Giamporcaro e Ugo Colonna.
Alcune vittime delle presunte richieste estorsive, oltre a Confindustria e all’associazione nazionale antiracket Gaetano Caponnetto, si sono costituite parte civile con gli avvocati Alfredo Galasso, Lidia D’Amico, Sonia Tramontata e Fabrizio Ferrara. I primi verdetti, adesso, dovrebbero arrivare già all’udienza del 16 giugno.