Gela. I vertici territoriali della Cgil hanno lanciato la vertenza “Sblocca Gela”, prendendo spunto non solo dal caso della proroga Via per la base gas di Eni, ma anche da tutti quei finanziamenti che non sono mai arrivati in città. Il segretario confederale Ignazio Giudice e i rappresentanti delle categorie si sono quasi sostituiti alla politica, facendo la mossa plateale, con gli striscioni all’aeroporto di Catania, e invocando l’incontro con il premier Giuseppe Conte. Un’azione mediaticamente incisiva che non trova sponda dai cinquestelle, che al dicastero dell’ambiente hanno uno dei loro riferimenti politici, il ministro Sergio Costa. A scavare il solco dal sindacato è il senatore Pietro Lorefice, che da mesi ormai segue l’iter della proroga della Valutazione di impatto ambientale per la base gas di Eni, il progetto finanziariamente più importante inserito nel protocollo di intesa di cinque anni fa. Lo dice chiaramente, la mobilitazione avviata serve solo a “strumentalizzare”. “Sul rilascio della proroga Via sia il gabinetto del ministro che la segreteria tecnica sono sul pezzo – dice – al massimo entro dieci giorni, potrebbe esserci il rilascio. Ci sono troppe speculazioni di qualche sedicente paladino dei lavoratori, in auge ormai da circa un ventennio senza peraltro essersi mai distinto per risultati raggiunti”. La reazione del senatore è dura e chiaramente rivolta verso i vertici della Cgil locale, che si sono intestati lo “Sblocca Gela”. “Ci sono stati dei problemi legati alle due aree dove verranno collocati i sistemi che inizialmente dovevano essere inseriti nella piattaforma Prezioso K – continua – le aree ex S111 e S112 sono state sottoposte a procedure di bonifica. L’ex S111 per tre quarti è stata bonificata e certificata. Solo una parte è stata bonificata e non certificata. Tocca agli operatori di Arpa Siracusa completare l’iter. Ho avuto un incontro e lamentano sempre la carenza di personale. Abbiamo avuto un vertice al ministero, con tutta la deputazione siciliana e si è parlato tanto di Gela”. Per Lorefice, anche la richiesta di incontro al premier Giuseppe Conte non avrebbe alcun fondamento. “E’ assurda – continua – forse, serve solo a dar sfogo alle manie di protagonismo di alcuni. Il capo del governo non conosce la procedura che riguarda Argo-Cassiopea. La competenza esclusiva è del ministero dell’ambiente. Da quando c’è il Movimento cinque stelle, si usa sempre lo stesso criterio. Vengono tutelate le legittime istanze delle aziende, ma nel rispetto della salvaguardia ambientale e della salute. Le pressioni sono inutili. Il ministero sta lavorando”.
Il senatore grillino, che ha un lungo passato in Legambiente, non nasconde il timore, anche politico, che la mobilitazione, mediaticamente sostenuta, serva solo a fare gli interessi dell’azienda privata, in questo caso di Eni. “Eni non può dettare i tempi della procedura – conclude Lorefice – è già abbondantemente in ritardo su Argo-Cassiopea e sul rispetto del protocollo di intesa. I ritardi hanno riguardato anche la green refinery. Piuttosto, consiglieri ai sindacati di fare la stessa pressione per l’avvio delle bonifiche. Lo ripeto, ci sono ritardi enormi. Strumentalizzare e spingere solo su un unico comparto, fa gli interessi di chi? La risposta la lascio agli altri. I lavoratori? Non devono preoccuparsi. Il ministero sta lavorando e anzi gli chiedo di intervenire direttamente senza farsi strumentalizzare ed evitando di delegare chi persegue anche altri interessi”. I cinquestelle si schierano con il ministro Costa e alzano il muro politico, prendendo le distanze dal sindacato che si è mobilitato.
Si si certo da quante che si è capito che quel investimento non si farà