Milano. Sono state accolte in pieno le richieste dei pm milanesi. Come indicato nel corso dell’udienza di martedì, il gup meneghino ha condannato, oggi, ad otto anni di reclusione il niscemese Antonino Pitrolo. Il collaboratore di giustizia ha ammesso di aver fatto parte del commando di morte che trentuno anni fa freddò il trentaduenne Cristoforo Verderame. Il gelese fu colpito a morte nel cortile di una scuola dell’infanzia a San Giuliano Milanese. Un agguato riportato alla luce solo di recente, con l’individuazione di killer e mandanti. Pitrolo, difeso dall’avvocato Maria Assunta Biondi, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. L’ordine di ammazzare Verderame, vicino al gruppo degli stiddari, sarebbe partito dal boss Antonio Rinzivillo, attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. Il gup ne ha disposto il rinvio a giudizio. I legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra ed Eliana Zecca, non hanno optato per riti alternativi. Nel dispositivo letto in aula, questa mattina, dal gup del tribunale milanese, è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore delle sorelle della vittima. E’ stata disposta una provvisionale e si è dato seguito alle richieste inoltrate dai legali dei familiari, gli avvocati Carmelo Tuccio e Giuseppe Simonetti. Le parti civili seguiranno anche il dibattimento nei confronti di Rinzivillo, che si aprirà a gennaio, davanti ai magistrati della Corte d’assise.
Decisive per ricostruire quanto accaduto davanti a quella scuola dell’infanzia dell’hinterland lombardo sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Tuccio, a sua volta già condannato per omicidio. Avrebbe consentito agli investigatori di fare maggiore chiarezza su uno degli episodi di sangue che macchiarono la zona di Milano, tra anni ’80 e ’90, quando la guerra di mafia arrivò in Lombardia.